È sabato mattina e, come ogni settimana, sono pronto a scrivere le mie riflessioni sul blog goalbasedinvesting.it. Prima di iniziare scorro lo schermo del mio cellulare leggendo in qua e in là di cosa parlano le persone che seguo e mi seguono sui vari social.
Vedo un susseguirsi di grafici che descrivono mercati, i loro andamenti storici e penso: “E’ un modo per esorcizzare l’anno che verrà!”. Effettivamente tutte le infografiche che vedo, dipingono univocamente il 2022 come un anno strambo che speriamo di non rivedere per almeno un ventennio, se non di più.
Una delle immagini più ricorrenti è quella che mette insieme la combinata storica dei rendimenti delle obbligazioni e delle azioni, proprio a sottolineare come un doppio negativo sia molto raro.
Il Financial Times, molte società di gestione e testate giornalistiche hanno citato più volte* questa figura che ripropongo qui di seguito:
Il 2022, effettivamente, è un caso abbastanza isolato. Lo trovi lì in basso a sinistra, ghettizzato dal resto dei cerchietti che affollano gli altri quadranti del grafico… Dal 1928 al 2022, trovare azioni e obbligazioni con un segno meno contemporaneamente, si è verificato solo in 5 anni su 95 (compreso il 2018, quando le obbligazioni hanno registrato un rendimento negativo irrisorio pari a -0,02%).
La preoccupazione che serpeggia è:
- i clienti quando faranno il punto sull’anno passato (magari ricevendo i rendiconti ufficiali dei loro investimenti) riusciranno a comprendere questa singolarità (circa 5% vs 95%)?
- Quanto peseranno le emozioni sulle decisioni di proseguire o meno i propri investimenti? Saranno decisioni ponderate o basate su quest’eccezione?
Come sempre, il segreto per affrontare questa insolita situazione sarà fare il primo passo nella giusta direzione; riuscire cioè a spezzettare gli aspetti complessi in altri più piccoli, ma gestibili, partendo poi dal primo.
Alcuni consulenti mi hanno posto questa domanda:
“Ok! Come faccio a sapere quello che dovrebbe essere il primo passo?”
È legittimo domandarselo, ma spesso non ci soffermiamo abbastanza a riflettere quanto il primo passo nella direzione sbagliata potrebbe portarci lontano dalla meta desiderata.
Per aiutarti a rispondere al tuo quesito, allora, ti propongo un interrogativo un po’ diverso:
Che domanda devo pormi affinché questa mi aiuti a non sbagliare il primo passo?**
Non è una matrioska di quesiti ed io non sono un gesuita*** che alle domande risponde con delle altre. La questione in questo caso è molto più semplice:
le risposte che ci diamo nella nostra vita derivano dalle domande che ci poniamo o che ci vengono poste
la qualità delle risposte che cerchi è direttamente proporzionale alla qualità delle domande
se poni o ricevi domande sbagliate, è molto probabile che otterrai o offrirai risposte sbagliate****.
La poetessa Jessie Rittenhouse scrive questi versi.
La mia paga
“Ho contrattato con la vita per un penny
e la vita non mi ha dato un soldo di più,
nemmeno se la sera imploravo
quando contavo i miei magri risparmi.
La vita è soltanto un datore di lavoro
ti dà ciò che chiedi,
ma una volta fissato il compenso,
allora devi accontentarti.
Ho lavorato per un misero salario
e ho imparato con sgomento,
che qualunque paga avessi chiesto alla vita,
me l’avrebbe concessa volentieri.”
Quando ci renderemo conto che la vita è una domanda e il nostro modo di viverla è la risposta, allora avremo assolto al prerequisito necessario per iniziare a compiere il cammino verso qualsiasi direzione. Il modo in cui formuliamo le domande su noi stessi, determina le risposte che si trasformeranno nella nostra vita.
Ognuno deve fare questo percorso da solo; ma se proprio mi chiedi un piccolo aiuto su un interrogativo che ti possa far riflettere su questo fatidico primo passo, allora ti suggerisco:
Qual è la sola e unica cosa che puoi fare nella relazione con il tuo cliente tale che, una volta realizzata, renda tutto il resto più facile o addirittura superfluo?
Non pensare a tante cose; concentrati solo su quella a maggior impatto.
Ti lascio riflettere ricordandoti che “lavoriamo spesso per un misero salario” (una relazione non sostenibile, che non sempre ci soddisfa) fino a quando impariamo, “con sgomento”, che se avessimo chiesto qualcosa di diverso, l’avremmo ottenuto.
* Mia rielaborazione su dati dello S&P 500 e dei US T Bonds (1928-2022) presenti sul database pubblico della Business School della New York University: https://pages.stern.nyu.edu/~adamodar/New_Home_Page/datafile/histretSP.html
** Avevo già accennato all’importanza di porsi le domande giuste in uno dei miei primi articoli https://goalbasedinvesting.it/goal-based-investing-quali-sono-le-domande/
*** https://gesuiti.it/perche-si-dice-che-un-gesuita-risponde-a-una-domanda-con-unaltra-domanda/
**** Il giusto o sbagliato qui deve essere valutato in funzione della sostenibilità e della qualità della relazione con il tuo cliente.