Perché il denaro è sempre meno una riserva di valore?

Notizia di qualche giorno fa. Mediobanca* è stata la prima banca italiana ad emettere titoli obbligazionari, con una scadenza decennale, a tassi negativi: -0,077%.

Merito sicuramente dell’istituto di Piazzetta Cuccia essere riuscita a farsi pagare per raccogliere denaro, ma la notizia ci permette di riflettere sul fenomeno che è lungi dall’essere esaurito. Anzi, al contrario, con molta probabilità rimarrà con noi nel prossimo futuro.

La nostra riflessione** inizia in un’isola deserta dove il famoso Robinson ha fatto scorta di cibo e beni vari. Perché lo ha fatto? Per avere un pensiero in meno! Nei 3 anni a venire, vuole dedicarsi alla costruzione di un canale di navigazione.

Da lì a poco, naufraga sull’isola un altro uomo: il Sig. Furbino. Il Sig. Furbino è contento di aver incontrato Robinson perché potrà sopravvivere senza troppa fatica, sfruttando la scorta di cibo e beni accumulata dal suo “coinquilino”.

Robinson, però, è ben cosciente del lavoro che ha fatto, ed è poco aperto a condividere senza ricevere alcuna ricompensa indietro.

“Sono disposto ad aiutarti. Ma tu cosa mi puoi dare in cambio?” domanda con interesse, ipotizzando tra sé e sé i servigi inattesi di cui avrebbe potuto beneficiare.

Peccato che Robinson non avesse proprio capito quanto la situazione fosse differente…

Il sig. Furbino risponde pacatamente: “tutti i vestiti, ma anche parte del cibo, così come li hai sotterrati o conservati, saranno presto facili preda di tarme, umidità e marcescenza. Sarebbe quindi molto più vantaggioso per te, che tu me li prestassi, perché io possa utilizzarli fino a quando non sarò in grado di produrne di equivalenti e restituirteli.”

Il sig. Furbino, con domande e ragionamenti, continua così a mettere in evidenza che la possibilità di utilizzare quei beni (senza il pagamento di alcun “interesse” aggiuntivo), fosse di per sé un valore, proprio perché avrebbe mantenuto il valore del bene stesso nel tempo.

A questo punto, Robinson, un po’ confuso, è costretto ad accettare l’evidenza: nessun profitto aggiuntivo sarà possibile.

Meglio puntare allora a preservare quello che meticolosamente è riuscito ad accumulare.

Cosa ha fatto cambiare idea a Robinson?

La stessa cosa che oggi spinge gli investitori a comprare le obbligazioni di Mediobanca!

Chi pensa che il denaro non si deteriori, può immaginare di far pagare a chi lo riceve, un premio di liquidità.

Chi invece, come Robinson, pensa che il proprio “denaro” sia destinato ad arrugginire, allora sarà disposto a prestarlo anche a tasso zero o negativo.

Chi compra oggi le obbligazioni Mediobanca, ovvero gli investitori istituzionali (AM, Fondi Pensione, …) è in questa condizione: vede “deteriorare” il denaro sui conti delle Banche Depositarie, che in Europa, Giappone, Svizzera, … ,  viaggiano a tassi negativi.

C’è però una grande differenza: quanto accade nel mondo degli investitori istituzionali non avviene nel mondo delle famiglie (investitori retail).

Le banche lo sanno bene. Con grande fatica, e solo in modo del tutto marginale, hanno introdotto i tassi negativi sulle giacenze dei conti correnti.

Per le famiglie infatti, il denaro sui conti ha, tutt’oggi, la funzione di “riserva di valore economica e psicologica” (per loro il denaro non “marcisce”). Lo accumulano perché pensano che mantenga il valore nel futuro. Di conseguenza, al denaro liquido viene data la funzione di protezione dall’incertezza.

Bisogna avere molto rispetto per le emozioni che guidano questi comportamenti, ma dobbiamo anche lavorare perché alcuni aspetti siano chiariti.

Con l’acronimo Wysiati (What you see is all there is), Daniel Kahneman dice che la percezione delle persone segue spesso la regola: “quello che vedi è tutto quello che esiste”.

Ragione in più, allora, per sforzarci a:

  1. aiutare i clienti a immaginare cosa potrebbero realizzare con il proprio denaro (obiettivi);
  2. rendere il più evidente possibile, quanto il denaro sui conti non conserva il suo valore. Il denaro mantiene e acquista valore solo se è correttamente ceduto/investito;

Se ho già parlato in altri articoli del primo punto, voglio soffermarmi adesso sul secondo condividendo con te una riflessione che parte dai numeri.

E’ pur vero che oggi l’inflazione in Italia è ai minimi storici (0,5% la media degli ultimi 5 anni e 0,94% quella a 10 anni)***:

l'inflazione in Italia è ai minimi storici (0,5% come media degli ultimi 5 anni). Goal Based Investing Italia

ma è pur sempre positiva e impatta sul valore del denaro in conto****:

la giacenza media di denaro su conto corrente non evidenzia la corrosione del capitale stesso, se calcolata a 5 o a 10 anni

Il sig. Nonsaprei, che ha avuto una giacenza media in conto negli ultimi 10 anni pari a 200.000 euro, ha avuto una riduzione del valore del denaro di circa 17.864 euro.

Lo stesso accade ad un’azienda che ha tenuto in liquidità 3.000.000 euro. In 10 anni ha registrato una perdita di valore di 267.952 euro.

E’ tanto? E’ poco? Non sta a me dirlo!

Il punto è che oggi non c’è un sistema che rende evidenti, in modo sistematico, questi numeri. Nessuno mette accanto al valore della giacenza media nominale dei conti correnti, anche quella reale degli ultimi 3, 5 o 10 anni.

Come scrive Kahneman: se non lo vedo, non esiste! Rendicontare periodicamente sarebbe un ottimo esercizio di trasparenza ed educazione finanziaria.

Io, personalmente, apprezzerei davvero un consulente che mi evidenziasse con regolarità il valore reale delle mie giacenze in conto.

Potrei così essere consapevole del costo che sto sopportando per mantenere disponibile quella liquidità. E’ come se fosse il premio “assicurativo” che pago, per difendermi da una parte di incertezza.

E’ tanto? E’ poco? Si può fare diversamente? Questa è un’altra storia che è opportuno valutare insieme al consulente di fiducia!

** La storia che vi ho raccontato è liberamente ispirata da “L’Ordine Economico Naturale” Silvio Gesell, Arianna Editrice 2015

*** Indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (dal 1992 senza i tabacchi), dati ISTAT scaricabili su http://rivaluta.istat.it:8080/Rivaluta/#

**** Il calcolo è effettuato applicando al valore della giacenza media di conto gli ultimi tassi di inflazione media a 5 e 10 anni disponibili dalle statistiche Istat, pari a 0,5% e 0,94%. Per chi volesse fare il calcolo del costo della liquidità della propria giacenza negli ultimi 5 e 10 anni basta utilizzare i valori in tabella e sommarli o moltiplicarli. Es. la tua giacenza media a 5 e 10 anni è stata pari a 350.000 euro, valore non presente in tabella? Basta sommare i valori di riferimento per 300.000 e 50.000 (5 anni = 1.231,47 + 7.388,80 = 8.620,27 euro)

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