Impariamo dalla storia e partiamo dal Goal Based Saving. Incentiviamo i risparmiatori a far emergere la loro pianificazione “naturale”!
Circa 100 anni fa, quando il reddito delle famiglie americane iniziò a crescere sensibilmente, fiorì una vasta letteratura sull’economia domestica.
Si diffusero i principi del consumismo “colto”: Non è importante solo sapere quanti dollari ci sono nella busta paga, ma è anche importante conoscere quanto quei dollari assicurino e portino valore nella vita del lavoratore.
Viviana Zelizer*, descrive la storia di quegli anni:
“Le famiglie lavorarono duramente per organizzare e destinare al meglio i loro soldi.
Comprarono le schede per i bilanci familiari, consigliati dagli esperti, per registrare attentamente le proprie spese, oppure inventarono ogni sorta di strategia per differenziare l’allocazione del denaro della famiglia.
Prendiamo, ad esempio, il sistema della Signora M come lo raccontava alla Woman Home Companion nei primi anni del 1920: “Ho raccolto otto barattoli, tutti della stessa dimensione, e ho incollato su di essi le seguenti parole, a caratteri cubitali: drogheria, automobile, gas, lavanderia, affitto, decima, risparmi, varie …”
Il contenitore era irrilevante (brocche di porcellana, buste o scatole), ciò che contava era distinguere fisicamente i soldi in funzione del progetto dedicato.
Anche gli stratagemmi mentali per alimentare questi flussi di risparmio erano molto fantasiosi. Un padre, ad esempio, ogni trimestre destinava alla propria formazione un ammontare di denaro in funzione della data di nascita dei figli. Un compratore, invece, creava il suo gruzzolo risparmiando la differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo negoziato (scontato) nei suoi acquisti.
Dopo 100 anni, la ricerca comportamentale** ci conferma che la divisione del denaro in differenti conti “etichettati”:
- aumenta la probabilità di raggiungere l’obiettivo di risparmio. Infatti, i prelievi dai conti per qualsiasi scopo diverso da quello indicato nell’etichetta/obiettivo, impongono al titolare del conto un costo emotivo e di utilità (meglio puntare su un obiettivo o sull’altro?);
- accresce il tasso di risparmio di chi lo utilizza (anche sino al 30%), come indica un recentissimo studio su alcune popolazioni disagiate***.
Molto lentamente, questa verità storica (ognuno di noi ha una nonna con i suoi bei barattoli …) sta entrando nella pratica dell’industria finanziaria globale. In Italia un po’ più lentamente.
Qualche giorno fa, dovendo aprire un nuovo conto corrente, ho fatto una ricerca.
Mi sono detto: voglio iniziare ad utilizzare un vero conto Goal Based! Un conto corrente che mi dia la possibilità di aprire in modo semplice e senza costi aggiuntivi dei sotto-conti a cui assegnare un’etichetta (obiettivo).
Come è andata****? Sono riuscito a trovare solo tre banche che mi permettono di farlo in modo agevole!
In particolare, una di queste, permette di applicare le regole praticate 100 anni fa dalle famiglie americane, con una facilità disarmante.
Questo modello prevede:
- nessun costo aggiuntivo di allocazione nei diversi sotto-conti (devo essere libero di scegliere come organizzare al meglio i miei barattoli);
- la possibilità di mettere l’etichetta (obiettivo);
- la separazione virtuale del denaro rispetto al conto principale;
- la possibilità di creare risparmio dagli arrotondamenti degli acquisti fatti con le carte di credito o di debito;
Ed in più, grazie alla tecnologia di oggi, permette di impostare regole automatiche (di importo e di tempo) nell’allocazione del denaro nei conti.
Immaginiamo adesso che le banche del nostro paese sposino in modo diffuso l’approccio Goal Based ed inizino ad incentivare e ad educare le persone ad usare questi sotto-conti per pianificare il risparmio. Non è forse quello che i risparmiatori fanno già oggi da soli, ad esempio quando scelgono di usare più banche?
Il risultato? Vedremo gradualmente emergere in modo naturale l’insieme di obiettivi che le persone desiderano costruire e difendere!
Tutto ciò:
- rafforzerebbe il principio: “il denaro è un mezzo per un fine” (etichetta docet);
- avrebbe l’effetto di educare le persone alla gestione del denaro per obiettivi (allocazione, tempo, flusso di accantonamento)
- eviterebbe che il sig. Nonsaprei alla domanda “Quali sono i suoi obiettivi” risponda con le solite frasi ”non lo so” oppure “non ne ho”;
- renderebbe tangibili gli obiettivi di risparmio che dovrebbero essere gestiti meglio. Quelli che potrebbero essere gestiti con l’investimento e non con il solo risparmio.
La nostra industria è e rimarrà push, come ci ricorda Paolo Sironi*****, ma, a mio avviso, facilitare l’uso dei barattoli (oggi sotto-conti) della Signora M, potrebbe essere cruciale per diffondere su larga scala la comprensione del Goal Based Investing.
Non so come la vedete voi, per me è abbastanza chiaro che:
l’investimento dell’industria nel Goal Based Saving sarebbe l’apripista per l’espansione del Goal Based Investing.
*”The Social Meaning of Money”, (pag. 39) Viviana A. Zelizer 1995
** Thaler, Richard (1990). “Anomalies: Saving, Fungibility, and Mental Accounts.” Journal of Economic Perspectives 4 (1): 193-205. Thaler, Richard (1999). “Mental Accounting Matters.” Journal of Behavioral Decision Making 12: 183-206.
*** ”Saving for Multiple Financial Needs: Evidence from Malawi”, Maggio 2019
**** ovviamente la mia ricerca non è esaustiva. Le tre realtà trovate sono: Intesa Sanpaolo, Illimity Bank e N26.
https://www.intesasanpaolo.com/it/persone-e-famiglie/prodotti/conti-e-libretti/salvadanaio.html
https://www.illimitybank.com/it/progetti-di-spesa
***** E’ molto difficile che i nostri clienti si alzino la mattina e chiamino un consulente per sottoscrivere una polizza infortuni. E’ necessario un consulente che li faccia riflettere sull’importanza della protezione.