Oggi vorrei raccontarvi la favola di “Cenerentola Educazione” e della “Matrigna Efficienza”.
Alla morte del padre di Cenerentola, Lady Tremaine, matrigna di Cenerentola, cercò il modo massimizzare il patrimonio ereditato. Come prima decisione puntò tutto sulle proprie figlie Genoveffa e Anastasia in modo da mettere le grinfie sul miglior partito del reame: il bel principe azzurro.
Se guardiamo da un punto di vista meramente economico la storia, il vincitore prende tutta la posta in gioco (la mano del bel principe), mentre agli sconfitti rimangono zucche, cenere e qualche bel topino canterino (almeno nella versione disneyana).
In via teorica una mamma/matrigna avrebbe dovuto applicare la regola tradizionale: distribuire le risorse ai propri figli in maniera equa.
Nella favola, invece, Lady Tremaine si fa prendere la mano; decide di concentrare i suoi sforzi e applicare in modo estremo il principio di efficienza, a scapito, ovviamente, della povera Cenerentola. Questa decisione, secondo i piani, avrebbe consentito alla nostra lady e relative figliole di vincere il jackpot: principe, carrozza e tutto il reame. Quanto a Cenerentola, una volta relegata a sguattera, sarebbe stata eliminata non solo dalla concorrenza per lo scapolo d’oro, ma sarebbe diventata una risorsa ottima per ridurre i costi di mantenimento della casa.
Purtroppo per la matrigna, come sai, le cose andranno invece da tutta un’altra parte.
La favola di Cenerentola è la metafora perfetta per capire quanto l’applicazione estrema del principio di efficienza possa favorire il proliferare delle disuguaglianze.
Se guardi il racconto da questo punto di vista puoi riflettere su diversi aspetti della nostra vita, ma io vorrei invece concentrarmi in particolare sul tema dell’educazione finanziaria.
In un recente Quaderno di Finanza*, Consob ci ricorda come la nostra capacità di apprendimento dipenda dalla socialità. Nel caso specifico dell’educazione finanziaria esiste un evidente legame tra quest’ultima e la relazione continuativa con un consulente finanziario.
Nonostante questo sia un ragionamento intuitivo, penso diventi ancora più chiaro, visualizzando questa scena. Immagina un pianeta abitato da due specie umane: i Geni e i Copioni.
I Geni sono intelligentissimi: nel corso della loro vita, uno su dieci riesce ad inventare una cosa straordinaria. I Copioni invece sono molto meno intelligenti: 1 su 1000 riesce ad imparare a fare una cosa nuova.
Supponiamo che Eugenio, del gruppo Geni, inventi la canna da pesca e impari così a pescare.
Bravo Eugenio. E adesso?
Gli eccellenti Geni, ahimè, hanno una pecca: non sono così socievoli, infatti in media hanno solo un amico a testa. Quindi, Eugenio a quanti amici può mostrare la sua nuova canna da pesca? A quanti potrebbe insegnare a pescare? Solo ad un amico.
I Copioni, invece, hanno 10 amici, sono cioè 10 volte più socievoli dei Geni.
A questo punto, secondo te: quale gruppo trarrà maggior vantaggio dall’invenzione?
L’antropologo Joseph Henrich** risponde che:
- solo 1 Genio su 5 riuscirà a imparare a pescare. Metà lo capirà da sé e metà grazie all’aiuto di un altro;
- i Copioni invece ci riusciranno nel 99,9% della popolazione, perché alla fine (nome omen) ognuno di loro lo imparerà da qualcun altro.
Questa storia sui Copioni può farci riflettere?
Sì, perché tornando alla nostra realtà, la relazione consulente-cliente ha la stessa capacità di socievolezza dei Copioni. L’essenza del processo educativo passa, e deve passare, proprio dalla capacità di condividere.
Anzi, aggiungerei che proprio grazie a questa capacità di rendere compartecipi i propri simili è possibile trasferire la conoscenza. Ma non solo: è anche grazie alla pratica che si impara a mettere a terra i principi di una corretta gestione del denaro.
Non sto parlando di una educazione generica, ma di un’educazione che ha un obiettivo specifico:
trasformare i risparmiatori in investitori “consapevoli”.
Ogni giorno su internet, nei social, nelle librerie o alla radio è possibile leggere e ascoltare contenuti che spiegano come si può fare questo al meglio. Devo però dire che ciò di cui si sente la necessità (perché non ce n’è abbastanza) è un qualcosa in grado di accompagnare il risparmiatore verso la definizione di cosa “saper fare” o “cosa non fare”. Questo tipo di “Sapere” di per sé non può restare racchiuso in un libro, ma deve essere applicato sul campo, perché per portare frutto deve incidere sulle abitudini e sulle scelte di vita, che a volte possono essere addirittura controintuitive.
In questa veste quindi, non si può fare a meno di considerare a tutti gli effetti l’educazione finanziaria un vero e proprio servizio accessorio della consulenza finanziaria.
Proprio per questo motivo, come nella favola di Cenerentola, bisogna stare molto attenti a spingere troppo in là l’applicazione del principio di efficienza.
Come nelle società Benefit, dove si cerca un equilibrio tra profitti e benefici per la collettività, così nella consulenza finanziaria so che esistono molti consulenti che, spinti dalla voglia di aiutare, mettono in pratica consapevolmente quello che potremmo definire un “Robin Hood effect”: i clienti più patrimonializzati (normalmente il 20% del totale) in parte compensano economicamente il tempo che i consulenti finanziari dedicano in termini di relazione ed educazione finanziaria ai clienti con minori risorse (normalmente 80% del totale). Un vero e proprio principio di eguaglianza spiccia!
Ovviamente ogni consulente può decidere della propria impresa cos’è meglio fare e come farlo. A mio avviso però, ragionare troppo in termini di efficienza, preferendo quindi i clienti con maggior patrimonio, genera sì una ricaduta positiva in termini di fatturato, ma contestualmente causa un minor presidio sociale sulle persone con minori risorse finanziarie e spesso più fragili, che invece avrebbero maggior bisogno di diventare consapevoli circa la propria situazione finanziaria.
Umanizzare la finanza, non passa solamente dal definire gli obiettivi di vita dei nostri clienti. Dare un volto umano alla finanza significa anche agire in modo consapevole sulla propria impresa in modo da creare un equilibrio tra il legittimo interesse economico personale e la capacità di fare la differenza nella nostra collettività.
Come nella favola di Cenerentola, chi può escludere che così facendo non si possa incappare in un bel principe o una bella principessa? 🙂
*”Attitudine alla pianificazione finanziaria delle famiglie italiane” ottobre 2022
https://www.consob.it/documents/1912911/1993674/qdf89.pdf/f503ecde-a1fc-2123-53a6-dadab480f304
**” The Secret of Our Success” Princeton University Press 2017 pag. 214