Perchè le generazioni senior guardano dall’alto in basso quelle giovani?

“Ogni generazione pensa di essere più intelligente di quella che l’ha preceduta e più saggia di quella che verrà dopo di lei”.*

Questo pensiero si tramanda di generazione in generazione:

  • Aristotele osservava: “Pensano di sapere tutto e ne sono sempre abbastanza sicuri”;
  • Seneca il vecchio (I sec. d.C.) scriveva: “I nostri giovani crescono pigri. I loro talenti sono lasciati inattivi e non c’è una sola occupazione onorevole per la quale lavorerebbero giorno e notte”;
  • Lo stesso Mao Zedong si pensa** abbia lanciato la rivoluzione culturale in Cina perchè temeva che la generazione più giovane, priva dell’esperienza della vecchia, sarebbe stata troppo “morbida”;

e così via sino ad arrivare ai giorni nostri, dove la contrapposizione più plateale tra nuove e vecchie generazioni, si riassume nel nomignolo affibbiato dalle persone “con esperienza” ai giovani manifestanti del Climate Change: i gretini”***.

Nel corso della storia, ogni generazione tende a pensare che la successiva, essendo più giovane, sia inesperta e non abbia la maturità necessaria a prendere buone decisioni.

Uno degli aspetti più contestati dagli adulti è infatti frutto dell’osservazione del comportamento dei giovani e figlia della convinzione che questi ultimi correranno inevitabilmente dei rischi perché prenderanno decisioni basandosi su informazioni superficiali.

Oggi, dopo circa 2500 anni, alcuni studi scientifici ci offrono un punto di vista alternativo.

In un recente studio**** che ha coinvolto 3.500 persone tra i 33 e 51 anni, John Protzko e Jonathan Schooler hanno misurato alcuni tratti caratteriali delle persone intervistate: senso di autorità, intelligenza ed entusiasmo. Dalle risposte registrate, i bambini risultano essere particolarmente scarsi nei tratti caratteriali in cui invece i genitori tendono ad eccellere.

In altre parole:

  • le persone adulte con un senso dell’autorità spiccato hanno maggiore probabilità di accusare i giovani di mancanza di rispetto verso l’autorità.
  • quelle colte si lamentano più di altre che i giovani di questi tempi leggono troppo poco;
  • e infine le menti più brillanti incolpano i giovani di diventare più stupidi.

Una convinzione alquanto strana se guardiamo sia i dati aggregati che la nostra esperienza personale.

Il mio primo computer è stato un Commodore 64.

Un computer dove i dati e i giochi giravano su cassette e floppy disk e dove, tra un livello di un gioco e l’altro, potevi tranquillamente prenderti un tè con gli amici.

Oggi i miei figli giocano a “Spaceflight Simulator” che, in tempo reale, applicando le leggi della fisica, non solo permette di costruire un razzo, ma anche di lanciarlo in orbita e (se ci riesci) di farlo atterrare su Marte.

Capite la grande differenza? Non solo questo gioco ha permesso a mia figlia di fare un compito di fisica molto brillante al Liceo, ma, probabilmente, ha fatto più Fisica lei giocando negli ultimi mesi, di quanta ne abbia fatta io in tutti i miei studi scientifici.

Il futuro è incerto, ovvio!

È molto probabile, però, che i giovani di oggi condividano il destino di ogni generazione che li ha preceduti (compresa la nostra):

  • ricevono un’istruzione migliore rispetto a qualsiasi generazione precedente;
  • devono lottare con la costante sottovalutazione delle loro capacità da parte delle generazioni precedenti;
  • devono contrastare tale pregiudizio, cercando di rendere questo mondo un posto migliore.

Questo preconcetto innato (i ricercatori infatti parlano di bias) rappresenta indubbiamente un ostacolo per il passaggio del testimone tra le generazioni.

Come se ne esce?

Per prima cosa, capire e accettare che questo pregiudizio è innato e che lavora contro i nostri giovani, è sicuramente il primo passo da compiere.

Come seconda cosa, comincia a chiederti: come posso aiutare i miei clienti “senior” a superare questo ostacolo emotivo?

La risposta a questa domanda ha visto negli ultimi anni un fiorire di iniziative o di veri e propri dipartimenti “Next Gen”, soprattutto nelle banche specializzate nella gestione dei patrimoni. Questi centri di competenza hanno lo scopo di:

  • educare alla finanza le nuove generazioni;
  • creare momenti di condivisione solo tra i giovani (figli dei clienti), piccoli club esclusivi;
  • avvicinare genitori e figli, creando momenti di confronto su tematiche legate agli investimenti o alla gestione dell’impresa di famiglia.

Da questi esperimenti***** sono saltate fuori delle scoperte davvero interessanti.

  • Le generazioni più giovani sono fortemente interessate alle dinamiche della famiglia e dell’impresa familiare (ci tengono);
  • Le generazioni senior coinvolte danno grande importanza al trasferimento dei valori, dei principi e dell’etica che sono state alla base del loro lavoro negli anni.

Capisci bene quindi, che il lavoro di educazione e allineamento delle competenze, degli interessi e delle visioni del mondo tra differenti generazioni ha un valore enorme per i clienti (e quindi anche per te) perchè mette le basi affinché i valori e la ricchezza familiare o d’impresa possano perpetuarsi nel tempo.

Allora rifletti: cosa stai facendo e che cosa puoi ancora fare su questo fronte?

Sappiamo che ogni generazione ha dovuto lottare per conquistare la propria libertà e autonomia. Spero però, che le mie parole ti facciano riflettere su quanto anche il nostro piccolo contributo può rendere questo processo più agevole.

* George Orwell

** Tesi di Mark Elliot, Professore di Storia cinese e dell’Asia all’Università di Harvard.

*** Un modo dispregiativo di accomunare il loro pensiero a quello di Greta Thunberg.

**** https://www.researchgate.net/publication/336596902_Kids_these_days_Why_the_youth_of_today_seem_lacking

*****A tal proposito puoi vedere un recente studio di Julius Baer sulla prospettiva generazionale delle imprese di famiglia. https://www.juliusbaer.com/en/insights/wealth-planning/keeping-it-in-the-family-9-things-to-know-about-generational-perspectives-in-family-enterprise/

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