Un buon incontro inizia da un bel sorriso

L’ ”ora delle ombre” è il momento in cui tutti sono profondamente addormentati; Sofia invece, non riuscendo a prender sonno, si affaccia alla finestra dell’orfanotrofio e scorge un gigante passare per la strada.

Nascosta da una tenda, impaurita e meravigliata, Sofia aguzza la vista e nota come lo strano essere si fermi davanti ad ogni casa sbirciando dentro. Pare proprio che stia cercando qualcosa o qualcuno.

Ad un certo punto, fermo davanti ad una finestra, il gigante estrae dalla valigia un barattolo di vetro e versa il suo contenuto nella campana della lunga tromba che tiene tra le mani. Subito dopo infila lo strumento sotto alla finestra della casa, soffiando con vigore.

Finita l’operazione, l’omone fa per andarsene, quando scorge Sofia spiarlo nell’ombra. Nello stesso istante anche la bimba riesce a distinguere chiaramente il volto e le grandi orecchie dell’essere enorme, ma vistasi scoperta, non le resta che rifugiarsi sotto le lenzuola del suo lettino, giusto un attimo prima di essere presa da una mano smisurata ed essere portata nel paese dei giganti.

Così, inizia la bellissima storia di Roald Dahl “GGG*, il Grande Gigante Gentile”. Un racconto in cui si celebra il coraggio di essere gentili.

La fortuna di Sofia è che GGG non è come i suoi compari giganti: aggressivi e arroganti. GGG è diverso da tutti: con le sue orecchie eccezionali egli ascolta ogni suono, persino la voce degli alberi che crescono. “Confronto a me tu è sorda come un budino!” dice GGG a Sofia. “Tu sente solo grandi rumori bombardosi, con quelle orecchiottole. Ma io sente tutti i secreti mormorii dell’universo!”. 

Ed è proprio grazie a questo udito straordinario che GGG, con il suo grande retino, acchiappa i sogni degli esseri umani e li mette nei barattoli.

“Un sogno”, continua GGG “non ha bisogno di niente. Se è un buon sogno aspetterà pazientemente che lo si liberi perché possa fare il suo lavoro. Se è un sogno cattivo, farà di tutto per scappare”.

Alla sua maniera il gigante provava a cambiare le cose intorno a lui, favorendo la diffusione della gentilezza e, allo stesso tempo, mitigando le occasioni di conflitto.

Un compito importante quello di GGG, ma estremamente difficile, perché come dice nella sua lingua arzigogolata: “I popolani della terra non è famosi per la loro gentilezza”.

Questa storia mi è tornata alla mente lo scorso venerdì pomeriggio, quando ero in volo verso Milano dopo un meeting a Bari. In quell’incontro, provavamo a simulare l’applicazione di un Discovery Meeting. Raffaele, uno dei consulenti presenti, ha fatto notare a tutti gli altri come, interagendo con il suo collega, fosse stato favorevolmente colpito dal sorriso e dalla gentilezza utilizzati da quest’ultimo nel porre le domande e nel cercare di scoprire gli obiettivi di vita sui quali poi costruire la pianificazione patrimoniale.

Sappiamo che le persone gentili entrano più facilmente in sintonia con gli altri, ottenendo con più facilità le cose proprio perché le domandano con gentilezza e, in più, se sbagliano sono giudicate con maggiore indulgenza. Secondo un ragionamento puramente utilitaristico, dovremmo allora già solo per questa ragione, essere sempre gentili in modo da facilitarci la vita in famiglia, agevolare nuove amicizie e persino garantirci dei benefici sul lavoro. Eppure, nonostante tutti questi potenziali vantaggi, applicare questo sentimento non riesce così naturale e spontaneo. Perché? Io penso perché:

  • Da una parte perché se colpiti da cattive azioni o giudizi non lusinghieri, non riusciamo sempre a trascendere.
  • Dall’altra perché nel tempo si è fatta strada l’idea che gentilezza sia sinonimo di remissività o addirittura debolezza. La capacità di piegarsi al volere e alle opinioni dell’altro non è vista di buon occhio, a maggior ragione nel caso di un consulente che dovrebbe guidare il cliente nelle scelte di vita.

Quest’ultimo punto, però, a mio avviso si porta dietro un paradosso e una cattiva valutazione.

Il paradosso è che non possiamo cancellare totalmente la remissività dalle nostre caratteristiche umane. Anche noi consulenti, come tutti del resto, non possiamo immaginare di saper tutto o di avere un’opinione fondata su ogni cosa; è necessario di conseguenza valutare le opinioni degli altri e quando ci convincono, farle nostre. Per questo, ovviamente, è fondamentale selezionare le fonti, in modo da valutare la provenienza e quindi la veridicità di quanto stiamo prendendo in considerazione.

Guarda un po’! Niente di diverso da quello che noi chiediamo di fare ai nostri clienti quando ci riportano consigli o suggerimenti del “cuggino” di turno!

La cattiva valutazione invece sta nel far coincidere la gentilezza con l’arrendevolezza, con l’accettazione supina dei pareri altrui. Invece, come testimoniato da Raffaele, la gentilezza è un potente veicolo capace di far esprimere la nostra opinione fino in fondo, un mezzo facilitatore di ascolto e di trasferimento reciproco di emozioni positive.

Quindi oggi:

  • riuscire a sorridere anche quando non se ne ha voglia;
  • aiutare una persona in difficoltà andando oltre quanto richiesto;
  • interessarsi agli stati emotivi di chi si ha davanti;

è un atto di coraggio. Direi addirittura un atto rivoluzionario!

Osare investire il nostro tempo nella gentilezza proprio in un mondo dove è il tempo stesso ad essere la risorsa scarsa per eccellenza, o dove tutto viene urlato per sovrastare è il comportamento meno atteso e spiazzante. Sarà però uno degli elementi differenzianti che verranno ricordati di te.

C’è una frase che racchiude un po’ l’essenza del messaggio che desidero condividere questa settimana:

“Bisognerebbe provare ad essere più gentili del necessario**

Provare ad essere più gentili di quanto ci viene richiesto è una sfida che dobbiamo provare a vincere.

Non è facile, ma è lo spunto di riflessione che porto con me da questo bell’incontro in Puglia.

*https://it.wikipedia.org/wiki/Il_GGG

**”Wonder” R.J Palacio

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