Il contagio emotivo e le sue possibili conseguenze

Agosto 2023, New York. È una giornata afosa e assolata e, come tanti turisti vagabondi, io e la mia famiglia girovaghiamo per la città. Un salto a Wall Street, una classica foto con il Toro, una sbirciatina al palazzo della Federal Reserve Bank e poi giù verso il ponte di Brooklyn. Una volta arrivati, troviamo una fiumana di persone che, come in una lenta processione, si appresta ad attraversarlo. Sprezzanti del caldo e noncuranti del sole allo Zenit, decidiamo di seguirli.

1.830 metri di lunghezza su uno dei ponti più iconici del mondo, dove ogni scorcio riporta alla memoria immagini di film indimenticabili.

Una bella passeggiata! Proprio a 140 anni dalla sua inaugurazione.

Nel 1883, il ponte di Brooklyn era la struttura più grande dell’emisfero occidentale: la sua lunghezza era quasi il doppio di quella di un qualsiasi ponte sospeso mai costruito prima.

Le cronache del tempo* riportano come, data la mole impressionante, le persone si chiedessero preoccupate: “Ma è stabile? Crollerà?”

Il timore circa la sua tenuta era così diffuso che fu chiesto al Circo Barnum** di far sfilare sul ponte un intero branco di elefanti, in modo tale che si potesse testarne la robustezza e allo stesso tempo si potessero convincere anche i detrattori più critici.

Nonostante il successo di questo stress test, i dubbi e le paure rimasero.

Ad una settimana dall’inaugurazione accadde purtroppo qualcosa che ancora oggi è un monito su ciò che può capitare quando l’incertezza incontra la psicologia della folla.

Il New York Tribune*** titolò la notizia “Fatal Panic on the bridge” (“Panico fatale sul ponte”), riportando quanto segue.

Una donna, che stava percorrendo il ponte, inciampò e cadde da una scala in legno che fungeva da uscita pedonale. Le persone accanto a lei urlarono per lo spavento, ma altre un po’ più distanti, non capendo cosa stesse accadendo, gridarono: “Il ponte sta crollando”. Sentendo quel vociare, tutti i presenti iniziarono a correre all’impazzata verso l’uscita angusta. E in un attimo si accalcarono così tanti esseri umani sulla piccola scala che morirono 12 persone, 7 rimasero gravemente ferite e 28 ferite più lievemente.

Malgrado l’evidente causa accidentale di questa tragedia, le preoccupazioni circa la sicurezza del ponte si protrassero per molto tempo; solo il 31 ottobre del 1920 il ponte fu dichiarato definitivamente “safe” (sicuro)****.

Questo è sicuramente un esempio storico (a tratti paradossale) di come le emozioni siano contagiose. Spesso controllare le reazioni al comportamento degli altri è molto difficile e, nel caso specifico del ponte di Brooklyn, la diffusione della paura fu così contagiosa e veloce quanto inversamente proporzionale fu la lentezza del suo rilascio, che durò infatti molti anni a seguire.

Qualche giorno fa James Dimon, il boss di J.P. Morgan, presentando i dati trimestrali della banca ha detto*****:

Questo potrebbe essere il periodo più pericoloso che il mondo ha visto da decenni”.

Proprio come 140 anni fa per il ponte di Brooklyn, il pericolo più grande arriva da un evidente contagio emotivo.

In questo caso però non sta succedendo qualcosa di accidentale, ma al contrario qualcosa di ben orchestrato e premeditato.

L’attacco di Hamas ad Israele e la miccia che ha acceso la nuova guerra in Medio Oriente fonda le sue speranze proprio sul contagio emotivo e, nel caso specifico, sull’emozione dell’odio. Tutto è stato basato sulla aspettativa che, dopo gli attacchi, Israele si sarebbe sentita spinta a reagire in modo sproporzionato, innescando a cascata una crescente ondata di odio da parte delle popolazioni arabe e, in un circolo vizioso, una più vasta chiamata alle armi contro Israele e i suoi alleati occidentali.

Oggi il pericolo più grande di questa nuova situazione, come nel caso di altre crisi economiche e geopolitiche del recente passato, sta proprio nel non conoscere quale sarà l’evoluzione del contagio emotivo da cui partiamo.

Le emozioni corrono veloci saltando da un cuore all’altro perché questo è il modo con cui normalmente ci relazioniamo. Non c’è nulla di negativo in sé: desideriamo condividere la gioia e il divertimento (pensa ad esempio alle risate in background delle sit-com), l’amore, ma anche la paura o l’odio non esulano da questo interscambio emotivo!

Quando ci troviamo immersi in situazioni di questo tipo, la meccanica emozionale segue questo processo:

  1. al crescere del numero di persone delle quali è possibile osservare simultaneamente la stessa emozione, aumenta il possibile contagio emotivo;
  2. l’emozione collettiva si intensifica a causa dell’interazione reciproca;
  3. impreparati a fronteggiare un’ondata così massiccia  e corale di emozioni (la cosiddetta: “autorità della folla”), per prima cosa si sospende il ragionamento critico e si lasciano prevalere le emozioni.

Arginare il contagio emotivo è molto complesso quando ne sei immerso e coinvolto, perché la capacità di discernimento soccombe.

Le persone non diranno mai: “Oh, mi sono comportato così perché ero influenzato da tutti gli altri intorno a me”.

Tutti presumono di prendere le proprie decisioni in modo indipendente, con la propria testa.

Perché però oggi ti parlo di questo?

Perché so che già oggi, quotidianamente, i consulenti finanziari si trovano a dover contrastare il contagio emotivo dei propri clienti su molti fronti. Purtroppo credo che nei prossimi mesi sarà probabile che questi fenomeni andranno via via intensificandosi.

Di conseguenza, mentre speriamo per il meglio, bisogna prepararsi ad un’eventuale evoluzione degli scenari intorno a noi e, a mio avviso, la cosa migliore da fare è iniziare col non sottovalutare tale fenomeno a partire da oggi.

Te lo dico perché non appena si diventa consapevoli della nostra suscettibilità alle emozioni altrui, allora si inizia a porre maggiore attenzione a ciò che ci circonda, mantenendo alto il nostro senso critico e la lucidità.

Peraltro, se hai seguito il dibattito politico di questi giorni, è proprio svelando i meccanismi del contagio emotivo messo in campo da Hamas che i paesi occidentali stanno chiedendo a gran voce a Israele di esercitare critica e giudizio, in modo che l’odio in quella regione del mondo non dilaghi ulteriormente.

*https://guides.loc.gov/chronicling-america-brooklyn-bridge

**Il Circo Barnum chiamato anche P.T. Barnum’s Great Traveling Museum, Menagerie, Caravan, and Hippodrome (“Il grande museo, serraglio, carovana e ippodromo viaggiante di P.T. Barnum”), fondato nel 1871, ha chiuso definitivamente i battenti nel 2017 a causa di un calo inesorabile di pubblico e della non più sostenibilità dei costi.

***https://chroniclingamerica.loc.gov/lccn/sn83030214/1883-05-31/ed-1/seq-1/#words=BRIDGE

****https://chroniclingamerica.loc.gov/lccn/sn83030214/1920-10-31/ed-1/seq-84/#words=I+Brooklyn+Bridge

*****https://www.ilsole24ore.com/art/jpmorgan-dimon-periodo-pericoloso-piu-pericoloso-decenni-il-mondo-AFirRSEB?refresh_ce=1

Articoli che ti consiglio: