Atene e Gerusalemme sono state la culla di culture che si sono sempre attratte, pur essendo profondamente diverse. La prima, quella greca, fondamentalmente tragica, dal momento che sosteneva che per avere una buona vita, l’uomo doveva dare un senso alla propria, in vista della morte.
Quella giudaico-cristiana, invece, animata dalla fede e dalla speranza non concepisce la morte come l’ultimo atto dell’esistenza umana.
Per quanto distanti tra loro, le due culture hanno costituito l’humus in cui quella Occidentale ha affondato le proprie radici. Infatti, la nostra civiltà riconosce:
- alla cultura greca la formazione del nostro attuale sapere in tutte le discipline (scienza, ma non solo);
- alla cultura giudaico-cristiana quella fiducia nel futuro capace di portare rimedio ai mali del presente.
Da questo connubio nasce l’ottimismo tipico della cultura occidentale, che ha plasmato il modo in cui concepiamo e viviamo il tempo.
Pensiamo, ad esempio, a come la civiltà giudaico-cristiana, lo ha concepito e ce lo ha tramandato:
- il passato è male (peccato originale);
- il presente è redenzione;
- il futuro è salvezza.
E la saggezza greca, invece, cosa ci ha tramandato a proposito della Scienza?
Il passato è ignoranza, il presente è ricerca e il futuro è progresso.
Lo stesso si potrebbe raccontare nella Sociologia: il passato è ingiustizia sociale, il presente è riforma e il futuro è giustizia. E non dimentichiamoci della psicoanalisi dove i traumi che si formano nel passato (infanzia), possono essere trattati dalla psicoterapia nel presente, sperando nella guarigione in futuro.
In breve, tutte le espressioni della cultura occidentale descrivono il futuro come miglioramento, positività.
Ma è ancora così secondo te? Non ne sono molto sicuro.
Ad un certo punto nella storia la fiducia nel futuro ha iniziato a scricchiolare.
Se il cinema è lo specchio della cultura popolare di un periodo, vediamo già che nel 1982 “Bladerunner” iniziò ad immaginare un futuro a tinte fosche, con ambienti insalubri; un anti Star Trek, che proponeva fino a quel momento delle immagini tutte ordine e pulizia.
Parimenti uno degli studi internazionali più longevi* sull’argomento (23 anni di rilevazioni in 28 differenti paesi nel mondo) sta registrando i livelli più bassi di fiducia/ottimismo degli ultimi anni.
Il grafico qui di seguito mostra la percentuale di persone che ha risposto positivamente alla domanda:
tu e la tua famiglia starete meglio tra 5 anni?
Nei 28 paesi oggetto di studio, le persone che quest’anno hanno risposto in modo affermativo si attestano in media sul 40 su 100. Il nostro paese, insieme agli stati occidentali a noi più vicini, si attesta ampiamente sotto la media dei 40 (18 per l’Italia, 15 per la Germania, 12 per la Francia), con una riduzione significativa rispetto all’anno precedente (2023 vs 2022).
Cosa è successo? Cosa sta succedendo?
Tanti fattori incidono su questi dati, ad esempio: aspetti macro legati al funzionamento delle istituzioni, o fenomeni come l’invecchiamento della popolazione.
Qualcosa però, è radicalmente cambiato nel modo in cui abbiamo deciso di vivere il tempo.
Dave Grohl, batterista dei Nirvana, entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, dichiarò: “Dr. Dre, Michael Stipe, Zac Brown, Pharrell Williams … pensereste che non ci sia alcun tipo di parallelismo tra persone del genere perché sono tutti molto diversi. Ma le loro storie sono esattamente le medesime. Nel periodo tra i dieci e i tredici anni, tutti questi ragazzi hanno deciso che volevano di diventare musicisti”**.
Quando la madre di Dave scrisse il libro sulla vita del figlio, spiegò che lei, e tante altre mamme, hanno visto nascere quel desiderio nei loro figli e lo hanno lasciato crescere. Lo scopo non era infatti solo far sviluppare le abilità musicali dei loro ragazzi, quanto piuttosto costruire la loro identità.
Avere una chiara identità significa rispondere ad una domanda:
“perchè?”
- Perchè devi darti da fare nella vita?
- Perchè ha senso la tua vita?
E a seguire, nel nostro campo:
- Perchè hai deciso di risparmiare?
- Perchè investi?
Il cortocircuito sul futuro che ha effetto retroattivo sul presente sta fondamentalmente qui. Se manca il fine per cui si fanno le cose:
- il futuro non è più una promessa (la redenzione oggi per la salvezza domani, la ricerca oggi per il progresso domani, l’obiettivo di vita oggi per la sicurezza, la libertà o la felicità mia o dei miei cari domani …);
- il futuro non ha più il potere di retroagire attraverso la leva della motivazione: manca la risposta alla domanda fondamentale del “perchè?”
- Perché devo darmi da fare?
- Perché investire?
- e come conseguenza manca ciò che “spinge” a promuovere la vita (o l’investimento), mentre c’è solo qualcosa che “attrae”! Niente PUSH, tutto PULL.
Il risultato?
La condanna a vivere senza uno scopo chiaro, senza una identità, come dei piccoli pezzetti di ferro disputati tra vari magneti intorno a noi in un eterno presente.
Possiamo porre un rimedio a tutto ciò?
Sì. Tutto passa dal tornare ad essere consapevoli, come ci ha indicato per millenni la nostra cultura, che il “Futuro è nel presente”!
Hic et nunc, ora e qui!
Se vogliamo tornare a beneficiare di quel meccanismo virtuoso che per millenni ci ha spinto in avanti, pensando che il futuro sarà positivo, allora dobbiamo riappropriarci della nostra identità, dei nostri perché e dobbiamo tornare a metterci al lavoro sulle scelte e sulle azioni da mettere in piedi oggi.
Per questa ragione la pianificazione è così importante: è un volano che agevola la costruzione di un futuro che le persone hanno perso di vista, pensando di vivere in un eterno presente.
Del resto, fissare degli obiettivi di vita è il primo passo da far compiere ai nostri clienti per trasformare l’Invisibile in Visibile! 🙂
*Edelman Trust Barometer Global Report 2023.
**”La Pratica” Seth Godin ROI Edizioni 2021