Perché sulla Terra e su Marte il profilo di rischio non coincide?

“Chissà, chissà domani, Su che cosa metteremo le mani,…” cantava Lucio Dalla in “Futura”.

Chi lo sa! Magari domani riusciremo a vivere in un mondo in cui gli investitori saranno trattati come “umani” e non come “marziani”.

Perché marziani?

Un recente studio marziano*, ha chiarito che sul pianeta rosso tutti gli investitori hanno un profilo di rischio univoco che sintetizza la attitudine al rischio del singolo marziano.

Grazie all’uso di questionari di profilatura, si può identificare un valore unico del rischio e, di conseguenza, associare un portafoglio di investimento che rispetti tale parametro.

Qualche anno fa, non appena la NASA comprese che tale processo funzionava molto bene su Marte, decise di facilitarne la diffusione anche sulla Terra.

Il questionario terrestre, come quello marziano, ha lo scopo di identificare un univoco profilo di rischio sondando due distinti aspetti:

  1. La attitudine che ogni singolo investitore ha di assumere rischi;
  2. La capacità di assumere rischi da parte del singolo investitore in base alle risorse finanziarie o patrimoniali a disposizione.

Come spesso succede, però, si importano buone pratiche, senza adattarle al contesto.

E’ oramai un dato di fatto, che diversi studi umani** dimostrino come: ”l’attuale processo standard di profilatura del rischio attraverso i questionari sia altamente inaffidabile e in genere spieghi meno del 15% della variazione delle attività rischiose tra gli investitori.”

A pensarci bene non potrebbe essere altrimenti!

Lo affermo per 2 ragioni:

  1. Come ebbe modo di dire un imprenditore di nome Steve Jobs*** : “nessuno nel business chiede perché le cose sono cosi come sono”. Infatti, generalmente le domande del questionario hanno lo scopo di trovare conferme:

quanto sei disposto a perdere per poter avere un rendimento di x%?”

Daniel Kahneman afferma che tale proporzione sia, in media, prossima al 2,5. Ognuno di noi, naturalmente, può poi posizionarsi un po’ più su o più giù.

  • A differenza dei marziani gli umani hanno emozioni.

Le emozioni:

  • ci rendono, come ci ha insegnato Kahneman, tutti stabilmente avversi alle perdite, ma non stabilmente avversi al rischio;
  • ci spingono, come ci ha insegnato Thaler, ad avere conti mentali a cui associamo istintivamente risorse economiche o portafogli di investimento differenziati e non un unico portafoglio.

Purtroppo il modello marziano applicato alla Terra, nonostante qualche aggiustamento negli ultimi anni, è ancora fortemente influenzato da:

  • la teoria economica classica su come prendiamo le decisioni;
  • la moderna teoria del portafoglio di Markowitz;
  • il CAPM, dove M sta per “Martian” … 😉

Allora questa impostazione è davvero lontana dalla realtà terrestre!!

Quanto sono a rischio i nostri obiettivi se mi concentro solo sul concetto di avversione al rischio? Scusate il gioco di parole…

Mi faccio aiutare da Meir Statman****:

Investire un intero portafoglio in un fondo monetario (o obbligazionario a breve termine) garantisce una bassa volatilità, ma non è certo un portafoglio a basso rischio, perché quasi certamente non permetterà di raggiungere l’obiettivo di costruirsi una rendita integrativa per mantenere il proprio stile di vita quando si andrà in pensione”.  

In questo esempio, l’avversione al rischio è al contrario molto “rischiosa” perché allontana la possibilità di raggiungere un obiettivo di vita fondamentale!

Quello che conta, invece, è l’avversione alla perdita rispetto all’obiettivo!

Nell’esempio di Statman, le domande giuste da porre per scoprire i “rischi reali” dovrebbero essere:

  • cosa accadrebbe nella tua vita quotidiana se il reddito dall’oggi al domani si riducesse del 40 o 50%? Cosa non potresti più fare rispetto a quanto fai oggi?
  • come ti sentiresti se tu dovessi chiedere aiuto ai tuoi figli (o a qualche persona cara) per mantenere il tuo stile di vita, una volta in pensione?

In altre parole, nel mondo umano del Goal Based Investing gli investitori hanno più capacità di assumere rischi, non un unico valore di avversione al rischio espresso dalla volatilità o dal VaR. Queste differenti “risk capacity” infatti dipenderanno:

  • dalla probabilità di non raggiungere gli obiettivi di vita definiti;
  • dalle emozioni come il dolore per la perdita, o il rimpianto di non aver deciso per tempo o aver deciso male sui propri obiettivi di vita.

I consulenti Goal Based lo sanno molto bene e, in attesa che qualcosa cambi, come camminando su una corda a 10 metri di altezza, si barcamenano tra:

  • profilature marziane;
  • e l’impegno a creare una consapevolezza nel cliente che vada oltre le informazioni dichiarate e punti verso scelte migliori.

* CFA Mars Institute of Wealth Management … 😉

** https://www.cfainstitute.org/-/media/documents/book/rf-publication/2018/risk_compilation_2018.ashx

*** Gau, J., S. Segaller, and P. Sen. 2012. “Steve Jobs: The Lost Interview.”

**** https://www.avantisinvestors.com/content/avantis/en.html?referrer=https://www.avantisinvestors.com/content/avantis/en/insights/investment-risk.html

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