Venti di guerra soffiano decisi.
Oramai a qualsiasi ora del giorno, accendendo la televisione, ci troviamo immersi in una realtà sempre più caotica:
- Putin, Biden e le cancellerie europee si rincorrono in annunci minacciosi;
- L’inflazione registra picchi che non vedevamo da decenni e le sanzioni alla Russia non promettono nulla di buono;
- Il Governo, quasi con cadenza settimanale, elargisce miliardi di euro per proteggere imprese e consumatori dall’impennata dei prezzi, cercando di proteggere la ripresa economica;
- I mercati finanziari globali giocano alle montagne russe a causa di tutte le incertezze di cui sopra.
Sono un ricordo sbiadito anche i meme che i giorni scorsi ci hanno fatto un po’ sorridere.
Uno di questi scriveva:
Mi è arrivata la bolletta dell’ENEL, sulla busta c’è scritto: “Siediti ti devo parlare!” 😉
Insomma questi primi mesi del 2022, in ansia da prestazione rispetto all’anno precedente, hanno avuto un inizio (per usare un eufemismo) “zoppicante”. E questa cosa non aiuta certamente le persone a prendere decisioni serene circa i propri risparmi e investimenti.
Mi sono domandato allora:
- quante scelte giuste e sacrosante saranno rimandate o non saranno mai prese?
- In futuro quanti rimpianti produrrà questo non decidere (o decidere)?
Io non sono tra quelli che pensa che il rimpianto* sia necessariamente negativo.
Anzi penso che sia un’emozione molto utile perchè aiuta a “raddrizzare” le decisioni future, quando scopriamo ex-post che i risultati ottenuti sono molto diversi da quelli che ci immaginavamo.
Detto questo, però, penso che è proprio in questi momenti che dobbiamo riuscire a gestire al meglio il potenziale rimpianto dei nostri clienti.
Mi spiego meglio.
La scienza ce lo dice da anni: i risparmiatori e gli investitori nelle loro scelte mirano a minimizzare il rimpianto.
Questo significa che la scelta più apprezzata è quella che, a posteriori, fornisce maggiore aderenza rispetto ai risultati attesi.
Ovvio! Qual è la conseguenza naturale?
Con il nostro denaro abbiamo una spiccata preferenza per:
- la liquidità;
- le obbligazioni;
- le polizze a capitale garantito;
- i portafogli bilanciati prudenti.
Tutto sacrosanto da un punto di vista evolutivo-emozionale.
Peccato però, che il meccanismo del rimpianto sarà a noi favorevole (permettendoci di cambiare in meglio le scelte poco felici) solo fino a quando avremo del tempo per correggerlo.
M. Twain affermava infatti:
“Tra 20 anni non sarai deluso per le cose che avrai fatto ma per quelle che non avrai fatto”
… aggiungo … e non è detto che tu avrai ancora il tempo per correggerle.
Questa differenza è estremamente chiara ai consulenti, ma meno ai clienti.
Nel suo nuovo libro “The Power of regret” (Il Potere del rimpianto) Daniel Pink** riporta i risultati di uno studio sul rimpianto che ha messo insieme 16.000 risposte in 105 paesi e un sondaggio su 4.500 americani.
Quando Pink ha chiesto quali fossero i rimpianti più comuni rispetto all’uso del denaro, le persone hanno risposto:
- Vorrei aver capito la regola dell’interesse composto in relazione agli investimenti quando ero più giovane;
- Avrei voluto spendere meno soldi in scarpe e vestiti costosi;
- Rimpiango di non essere riuscito a mettere da parte una piccola somma al mese;
- Rimpiango di non aver risparmiato a sufficienza per la pensione;
- Vorrei aver comprato anche solo 1$ di Bitcoin quando ne ho sentito parlare per la prima volta.
Pink dice che i rimpianti legati al risparmio e agli investimenti ricadono in due grandi aree:
- Rimpianto di “Sicurezza”: non essere stati in grado di creare, grazie anche all’uso del denaro, una vita sufficientemente stabile e sicura. Ad esempio non aver risparmiato abbastanza da giovani;
- Rimpianto di “Audacia”: non aver rischiato abbastanza quando c’era la disponibilità di tempo e risorse. Ad esempio non aver avviato la propria attività o aver corso troppi pochi rischi negli investimenti.
Non è mai bello rimuginare su decisioni non soddisfacenti che avremmo dovuto correggere 20 anni fa.
Per questo Pink chiude il suo discorso dicendo: “vale sempre il vecchio proverbio: il momento migliore per piantare un albero era 20 anni fa e il secondo momento migliore è oggi”.
Se questo adagio è sicuramente vero anche per gli investimenti, non è detto, però, che ci permetta di raggiungere tutti gli obiettivi di vita a cui ambiamo.
Per questa ragione vorrei che i clienti riflettessero sulle tensioni di quest’inizio d’anno e guardassero questa semplice tabella che riporta:
- alcuni importanti avvenimenti politico-economici dal 1990 ad oggi;
- i rendimenti del mercato azionario globale se avessimo investito all’inizio di un qualsiasi anno e avessimo mantenuto l’investimento nel tempo (sino alla fine del 2021)***.
Vedete anche voi?
Nonostante i rendimenti positivi dell’aver investito per tempo, ogni anno abbiamo un motivo sensato di temere e non agire (o agire in modo prudente) in modo da minimizzare il rimpianto delle nostre scelte.
Ogni anno, come quest’anno, abbiamo un ragionevole motivo per posticipare la decisone di piantare l’albero.
Ricordiamoci però che ad un certo punto della nostra vita sarà naturale tirare le somme, come le persone intervistate da Pink, e non è detto che saremo ancora in grado di correggere il tiro delle decisioni prese in passato.
Faccio leva quindi sui consulenti:
- sul loro incessante lavoro di educazione;
- ma anche sulla loro tendenza naturale a minimizzare i loro rimpianti: ovvero non aver fatto di tutto per aiutare i clienti per tempo.
Buon lavoro a tutti!
* Ovvero l’emozione che si manifesta tutte le volte che dopo aver preso una decisione o non averla presa si guarda ai risultati della nostra scelta e ci si dà la colpa nel caso questi non siano soddisfacenti.
** The Power of Regret: How Looking Backward Moves Us Forward, Daniel Pink (feb. 2022)
*** I rendimenti sono stati calcolati utilizzando i dati dell’MSCI World Index (1990-2021)