L’Annapurna IV (in Himalaya) è una delle montagne più alte del mondo. Qualche mese fa sulla rivista Nature* è stato pubblicato uno studio in cui si annunciava che “Anna” avrebbe potuto essere la più alta al mondo se non fosse capitato che, circa 800 anni fa, un’enorme frana l’avesse fatta retrocedere alla decima posizione.
Un bel declassamento, no? Sì, perché la frana in questione fu colossale: ben 23 Km cubici di terra e rocce; una mole di materiale tale da ricoprire l’intera isola di Manhattan fino all’altezza dell’Empire State Building.
Lo studio riportava un fatto sorprendente: la frana non avvenne a causa dell’erosione di un ghiacciaio, ma perché fu proprio la montagna ad aver raggiunto una massa insostenibilmente grande.
Proprio come quando costruivamo i castelli in spiaggia da bambini: ad un certo punto, l’ultima palettata di sabbia faceva crollare tutto. Così è capitato all’ ”ingorda” Annapurna; la peculiarità della sua storia, però, è che non avrei mai pensato che una montagna potesse fare una così drastica “cura dimagrante” tutta da sola.
A volte capita che i semi della crescita portino verso una decrescita non prevista; e viceversa, che difficoltà e insuccessi creino le basi per un rimbalzo verso il successo. Sono fenomeni a cui assistiamo ciclicamente nella nostra vita.
Pensiamo ad esempio al mondo delle imprese: più crescono, più è difficile sostenere non solo quel tasso di crescita, ma anche la mole pachidermica. Kodak, Blackberry, Nokia o Thomas Cook sono solo esempi recenti di aziende implose sotto il loro stesso peso.
Poco tempo fa l’ex AD di Slack** in una intervista ha dato la sua visione sul fenomeno: “In una impresa di successo e in rapida crescita i manager iniziano a competere tra loro. Questi, per avere maggiori attenzioni e potere, cercano di classificarsi in base ad un semplice parametro: quanti dipendenti gli rispondano direttamente. In base a tale logica l’incentivo è lanciare progetti o farsi approvare budget di investimento sempre più grandi perché, oltre al business potenziale da sviluppare, è per loro importante poter dire che centinaia o migliaia di persone rispondano a loro. Ora tutto ciò è possibile solo se l’azienda ha così tanti soldi o così tanto successo da poter approvare questi budget.”
Ecco che il successo inizia a porre i semi per un potenziale futuro insuccesso.
Se ci pensi bene la ciclicità è un fenomeno presente anche nella pianificazione dei nostri obiettivi di vita.
Comunemente le fasi che viviamo quando nasce un nuovo obiettivo sono:
- si inizia con un sogno o con qualcosa che si vuole raggiungere;
- si lotta per raggiungerlo (perché la sua realizzazione non è mai lineare ma implica deviazioni e aggiustamenti);
- si realizza quel sogno;
- quando il sogno diventa realtà, esso si trasforma nella linea di partenza da cui muovere lo sguardo verso l’obiettivo successivo.
Così la nostra vita diventa un concatenarsi di obiettivi che ci portano a relazionarci con il mondo intorno a noi. E infatti in economia, nei mercati azionari o obbligazionari, nella nostra società questi eventi ciclici popolano il tempo e lo spazio senza che ce ne accorgiamo.
Quello che ci sfugge quasi sempre è che gran parte del successo a lungo termine si basa proprio sull’accettazione e sulla preparazione alla ciclicità degli eventi.
Ad esempio, oggi nel mondo degli investimenti assistiamo ad un ritorno, come non accadeva da anni, dei rendimenti nei titoli obbligazionari più sicuri.
Sappiamo bene che in gran parte ciò è dovuto ad una crescita dei tassi delle Banche Centrali per contrastare l’inflazione. La BCE, ad esempio, con l’ultimo ritocco del tasso di interesse ha quasi raggiunto il suo massimo storico da quando ha iniziato a operare come banca centrale dell’Unione Europea (1° gennaio 1999):
Come nel caso dell’Annapurna questa crescita prepotente dei tassi sta preparando il campo alla sua discesa. Alcune avvisaglie sono già evidenti:
- l’inflazione sta iniziando a rallentare. Molti italiani se ne sono accorti a settembre incassando la prima cedola semestrale del BTP Italia lanciato lo scorso marzo;
- l’economia sta decelerando velocemente. Il credito alle famiglie e alle imprese va contraendosi un po’ ovunque (il denaro costa tanto!). Questo è sicuramente vero per l’Italia, come mostrano i dati di Banca d’Italia:
Quindi chi va facendo incetta di Titoli di Stato in questi giorni beneficia certamente di tassi più elevati rispetto al passato (in più in una fase in cui l’inflazione inizia a calare) e potrebbe godere di un possibile apprezzamento dei prezzi in futuro (se ad un certo punto la BCE decidesse di cambiare strategia e ridurre i tassi di interesse).
Allo stesso tempo, però non dovrebbe dimenticare che anche altri fattori ciclici potrebbero non giocare a suo favore.
Nello specifico mi riferisco al fatto che negli ultimi anni l’Italia sta vivendo un’accelerazione della crescita del debito pubblico tra la più elevate di sempre.
Nel grafico qui sotto è rappresentato l’andamento della crescita del debito pubblico italiano dal 1975 al 2023 con evidenziati il numero di anni necessari per accumulare “blocchi” da 500 miliardi di euro di debito (dati Banca d’Italia sulle emissioni di titoli di stato):
Gli ultimi 3 anni hanno registrato di fatto un incremento delle emissioni di titoli di stato pari a 407 miliardi di euro (da 2.000 a 2.407 miliardi) con una tendenza che ci proietterebbe a sforare i 500 miliardi di crescita prima dei 5,8 anni (l’altro periodo di accumulazione più veloce registrato agli inizi degli anni ’90). In più, dato l’ammontare complessivo, nel 2024 ci troveremo a rifinanziare il debito per circa 130 miliardi*** (un importo che l’Italia non ha mai affrontato da quando esiste l’euro).
Nella nostra vita assistiamo a molti fenomeni soggetti a ciclicità che non necessitano di alcun intervento e che ci ricordano ciò che è accaduto all’Annapurna IV.
Altri invece hanno bisogno di una manutenzione costante per far sì che prendano la giusta direzione.
Oggi è uno di quei momenti in cui le condizioni lì fuori mirano ad ammaliare i clienti che, sempre in cerca di rendimenti percepiti come sicuri e ignari della ciclicità degli avvenimenti, procedono col paraocchi senza consapevolezza.
Sono questi i momenti in cui, più di altre volte, occorre essere cauti e diversificati sui portafogli che vanno ad obiettivo.
Difendere la diversificazione dei portafogli rimane la cosa migliore che puoi fare per aiutare i tuoi clienti ad accettare e gestire gli eventi di oggi e per educarli al meglio all’inversione del ciclo a cui assisteremo anche questa volta .
*https://www.nature.com/articles/s41586-023-06040-5