Cosa insegna la maratona di New York ad un investitore retail?

Ogni anno 52 mila persone corrono la maratona di New York*! Cinquantuno mila di essi non hanno alcuna possibilità di vincere (se per vincere intendiamo arrivare primi al traguardo), ma si iscrivono e partecipano ugualmente. Perché?

Perché questo evento sportivo festeggia la collaborazione tra i partecipanti, più che la competizione per la vittoria.

Magari non sarai pienamente d’accordo, ma io faccio fatica ad immaginare questo tipo di corridori sgomitare accanto ai loro vicini…

A mio parere, per queste persone la vera competizione è con il proprio potenziale e non con gli altri podisti.

La classifica finale, per i 51 mila partecipanti è, quindi, un modo di tener traccia dei miglioramenti del proprio potenziale!

Peccato che la stessa consapevolezza di obiettivo non sia presente in egual misura negli investitori finali (o retail) che partecipano alla “maratona dei mercati finanziari”.

Anche quest’ultima, come la maratona di New York, è fatta da un numero ristretto di investitori professionali che competono ogni anno per vincere e raggiungere per primi il traguardo delle migliori performance del proprio mercato di riferimento.

Però, a differenza di quella di New York, nella maratona dei mercati finanziari una buona parte degli investitori finali è stato “educato” dall’industria a credere che anche loro debbano ambire ad arrivare primi.

La prova di quello che dico sta nella “pornografia finanziaria” che ogni giorno spinge milioni di investitori nel mondo ad attraversare infiniti cicli di “buy, sell, sell, sell, buy, buy, sell, sell sell”, affrontando l’“apocalisse” delle emozioni che ne derivano.

buy buy buy sell sell sell

Nonostante gli avvenimenti degli ultimi anni, questo modo di pensare è ancora oggi prevalente!!

  1. Lo vedo nei clienti quando sono di fronte ad un consulente finanziario e affermano:

       “Voglio guadagnare, ma non sopporto vedere il mio capitale ridursi!”

Sarebbe un po’ come dire:

“Voglio che mi aiuti ad allenarmi in modo da non stancarmi quando corro una maratona”.

E’ ovvio che in una maratona ci si stanca!

Ha poco senso “ingaggiare” qualcuno per evitare che questo avvenga!

Infatti, la differenza sostanziale tra chi finisce la maratona e chi non ci riesce, sta nel comprendere come gestire la stanchezza! (che nel caso dell’investitore è la paura!)

  1. Lo vedo negli esperti di finanza, quando continuano a confrontare l’efficacia di uno strumento come il PAC (investimento con una entrata graduale sui mercati) nei confronti del PIC (investimento in unica soluzione) basandosi solo sui rendimenti di mercato.

In questo recente studio**, per l’ennesima volta, viene ribadito come il PIC (in un investimento azionario) sia superiore al PAC (i dati si riferiscono alle azioni large-cap americane dal 1926 al 2019 e presentano un’analisi rolling da 2 a 120 mesi):

morningstar study

I dati sono schiaccianti: negli ultimi 93 anni, in un arco temporale di 120 mesi, meno di 1 caso su 10 vede il PAC far meglio del PIC***.

Peccato che lo studio ragioni come se il mondo fosse fatto di solo rischio. Esiste invece anche l’incertezza! Ed è proprio quest’ultima quella a cui guardano i clienti!

Questi studi non considerano la lezione della maratona di New York: i PAC gareggiano per un differente obiettivo!

Quale?

Quello messo in evidenza da un altro recentissimo studio**** che accosta la metodologia PAC al gap comportamentale del cliente (i risultati di performance che tengono conto della movimentazione temporale degli asset da parte dei clienti):

morningstar study

Questa comparazione spiega come il PAC, in un investimento azionario, possa aggiungere valore rispetto al gap comportamentale dell’investitore*****, per un ammontare annuo pari al:

  • 2,44% nell’investimento azionario internazionale;
  • 2,84% nell’investimento azionario settoriale;
  • 0,08% nell’investimento azionario US.

Ecco. Qui, proprio come nella maratona, questi ultimi dati evidenziano quanto sia a più alto potenziale la prestazione del singolo, piuttosto che l’ostinarsi a guardare al risultato finale della competizione complessiva.

  1. Lo vedo nei consulenti che continuano ad assecondare questo modo di pensare dell’industria e quindi anche dei clienti.

Come gli atleti non professionisti che corrono la maratona di New York, gli investitori devono essere consapevoli che investire ha a che fare più con la collaborazione che con la competizione.

Ricordalo sempre al tuo cliente, anche quando ti chiederà l’opportunità di mercato del momento!

Una collaborazione le cui radici prendono linfa dal:

  • definire chiari obiettivi di vita;
  • avere un metodo per governare la paura, che come la stanchezza nella maratona, non potrà essere eliminata, ma potrà essere gestita!

*https://www.google.com/search?q=quante+persone+corrono+la+maratona+di+newyork%3F&oq=quante+persone+corrono+la+maratona+di+newyork%3F&aqs=chrome..69i57j33i10i160l5.11953j0j7&sourceid=chrome&ie=UTF-8

**https://www.morningstar.com.au/learn/article/the-dollar-cost-averaging-myth-why-lump-sum-i/197410

*** Il confronto a mio avviso ha poco senso in generale, visto che si raffronta una strategia con piena esposizione al rischio azionario (PIC) e il PAC che, invece, presenta una esposizione azionaria dimezzata!!

****https://www.morningstar.com/articles/1056151/why-fund-returns-are-lower-than-you-might-think

***** Il gap comportamentale si riferisce all’investitore americano, peggio mi sento se penso a quello italiano!

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