“La prima generazione crea, la seconda mantiene e la terza distrugge”. Questo noto adagio è supportato anche da recenti dati*.
In questo caso si fa riferimento indubbiamente alle imprese e alla loro continuità generazionale, ma sono sicuro che tu, o i tuoi colleghi, vi siate imbattuti in casi in cui questo detto potrebbe essere applicato anche al passaggio del patrimonio familiare tout court.
Perché assistiamo ancora oggi a questo fenomeno? Le opinioni in merito sono molte e estremamente diverse.
Io credo che quando le generazioni successive alla prima si affacciano all’età adulta e ricevono il testimone, inevitabilmente si pongono questa domanda:
Come posso gestire quanto ricevuto?
La prima generazione, invece, quando era impegnata a costruire la propria strada, aveva un altro quesito davanti a sé:
Come faccio a realizzare quanto ho in mente?
Questa differenza di impostazione non è assolutamente banale. Questa diversità determina un approccio iniziale nei confronti della ricchezza antitetico: da un lato una persona agli esordi della propria avventura imposta le proprie scelte scommettendo sulle proprie capacità per sviluppare una propria idea, secondo principi e ideali personali. Dall’altra, gli eredi si trovano a ricevere il testimone, senza aver probabilmente condiviso i momenti cruciali e le scelte di responsabilità.
Non è raro trovarsi in riunioni familiari in cui si discutono le scelte precedenti usando la “carta vetrata”. L’obiettivo è smontare, alleggerire, semplificare. In breve, non avendo condiviso le esperienze e i valori della prima generazione, si portano avanti i propri che però rispondono alla domanda “come gestire quanto ricevuto?”.
Se invece, le generazioni successive alla prima, provassero a rispondere alla seconda domanda (Come faccio a realizzare (o continuare a realizzare)?) sperimenterebbero una maggiore unità di intenti perché l’obiettivo principale sarebbe costruire, disegnare nuovi progetti che diano continuità a quanto ricevuto per sé e per le generazioni future. Invece della carta vetrata, queste persone sarebbero chiamate a usare una “matita” per lasciare un segno alle generazioni future.
Pensare di “disegnare” e costruire progetti di vita con figli e nipoti aiuta a creare l’humus più adatto ad un futuro trasferimento di ricchezza.
Tuttavia, ancora oggi la maggior parte dei genitori tende ad escludere i figli dalle questioni finanziarie familiari (almeno sino a quando non possono farne a meno), perché pensano che i giovani non abbiano le capacità di comprendere ciò che accade intorno a loro**.
Nonostante che tutte le evidenze scientifiche dimostrino la necessità di educare sin da piccoli i nostri figli all’uso del denaro e all’importanza di prendere decisioni, la reticenza a condividere il testimone è un atteggiamento istintivo che permane.
Tale cortocircuito è un vero e proprio paradosso educativo: i più anziani sono restii ad insegnare alle nuove generazioni l’uso del denaro, ma allo stesso tempo si lamentano che i più giovani non sono in grado di gestire la ricchezza accumulata, perché inadeguati.
Sull’argomento è intervenuto recentemente anche Warren Buffet***, ricordando gli insegnamenti ricevuti dal padre:
“Mio padre è stata la mia più grande ispirazione. Quello che ho imparato in tenera età da lui è stato di avere le giuste abitudini presto. Il risparmio è stata una lezione importante che mi ha insegnato”.
Ma di quali abitudini parlava Buffet?
4 importanti abitudini:
- Sviluppare e mantenere un pensiero critico
Pensare fuori dagli schemi aiuta ad avere una mente pronta alle sfide finanziarie che dovremo affrontare durante la vita.
In quest’ambito la differenza tra “desiderio” e “bisogno” diventa cruciale. Per dare una priorità alle scelte temporali di breve termine è necessario avere chiaro tale differenza, anteponendo i bisogni ai desideri.
- Comprendere i concetti di guadagno, spesa e risparmio
Tale consapevolezza sul valore del denaro può essere incoraggiata spingendo sin da piccoli i nostri figli a intraprendere dei piccoli lavori che permettano di comprendere questi 3 concetti e il nesso tra denaro & tempo.
La consapevolezza tra spesa e risparmio invece può essere incoraggiata grazie all’uso di strumenti (app, scatole, taccuini, …) che aiutino a registrare separatamente spese e risparmi.
- Comprendere la differenza tra prezzo e valore
Il prezzo è quello che paghi. Il valore è quello che ricevi.
Confrontare i prezzi è il primo passo ma potrebbe non bastare. Imparare sin da piccoli che il prezzo è uno dei fattori di acquisto, e in alcuni casi non è il più importante, è una lezione che si impara con fatica.
Imparare questa lezione renderebbe i nostri figli più attenti all’uso del denaro.
- Come prendere buone decisioni
Il miglior modo per valutare una decisione è soffermarsi sulle conseguenze future di un’azione.
Se rendiamo partecipi i nostri figli dei principi che hanno guidato le scelte finanziarie prese negli anni, avremo già traghettato una parte di conoscenza e condivisione.
Pensiamo a un esempio.
Quali sono le motivazioni personali e gli aspetti emozionali (obiettivi) che ti hanno spinto ad acquistare una casa o a scegliere una specifica soluzione di investimento?
Condividere con i tuoi figli le convinzioni che sono state alla base delle tue scelte, aiuterebbe la seconda generazione a far proprio il tuo ragionamento, affinché possano prenderlo in considerazione nelle proprie scelte future.
Le famiglie che mantengono la loro ricchezza nel tempo sono sicuramente quelle più aperte a comunicare in modo molto diretto tra una generazione e l’altra.
Le regole per farlo sono semplici, ma non facili.
Per questa ragione molte famiglie hanno bisogno dell’aiuto di un consulente.
Tu consulente, però, non aspettare che il problema diventi imminente. Non attendere che questa criticità sia sollevata dal cliente. Proponi sin da subito (appena il cliente si affida a te) un percorso di educazione finanziaria alle scelte condivise della famiglia.
Definisci un programma educativo con lo scopo di:
- condividere le migliori pratiche,
- creare un livello di conoscenza simile tra le generazioni e
- affrontare e ridurre il paradosso educativo.
Solo in questo modo tutti insieme (vecchia generazione, nuova generazione e consulente) potrete preparare al meglio il passaggio generazionale. Perché se questo momento è gestito e curato per tempo:
- potrai aiutare le due generazioni a condividere i concetti più importanti alla base delle decisioni;
- sarai naturalmente coinvolto in un processo teso ad ascoltare le ragioni di tutti;
- acquisirai una visione olistica del problema;
e avrai tutto il tempo per sviluppare le soluzioni più adeguate alle esigenze del tuo cliente.
Infatti, dal mio punto di vista, preservare la ricchezza patrimoniale tra le generazioni significa prima di tutto preservare “l’unità e la ricchezza emotiva tra le generazioni”.