“Pecunia non olet” (il denaro non ha odore): è un vecchio adagio che abbiamo sentito tutti molte volte.
Sai in che circostanza fu coniata questa frase? L’imperatore Tito Flavio Vespasiano discuteva con suo figlio Tito. Quest’ultimo rimproverava al padre di avere messo un’imposta anche sulla raccolta dell’urina! All’epoca, dall’urina si ricavava l’ammoniaca utilizzata nella concia delle pelli e Vespasiano voleva ricavarne un profitto per le casse dell’impero.
Vespasiano allora, mise sotto al naso del figlio Tito il denaro ricavato dal versamento di queste tasse e chiese: “Ne sei disturbato per caso?”
Tito rispose: “No!” e Vespasiano ribatté: “Eppure, viene dall’urina…”*.
Che sia Vespasiano (o qualsiasi altra persona del nostro tempo) a pronunciare questa frase, il principio che ne è alla base è difficile da accettare oggigiorno:
separare il mezzo (denaro) dall’intenzione,
ovvero ignorare deliberatamente come il denaro è stato prodotto, ma anche con quale fine vogliamo utilizzarlo.
Mi spiego meglio con un’immagine di questi giorni …
Il 22 aprile scorso si è celebrato l’Earth Day: la ricorrenza annuale che fa il punto sulle condizioni del nostro pianeta.
Anche quest’anno gli appelli a invertire la rotta dei nostri comportamenti si sono sprecati. A differenza degli anni precedenti però, oggi siamo di fronte ad un dilemma diverso: a causa della guerra e dell’incremento dei prezzi dell’energia, siamo chiamati a dover scegliere nell’immediato tra il tornaconto presente e la sostenibilità futura del pianeta.
Tra le altre, questa immagine mi ha colpito molto:
Questa cartina spiega tre cose importanti:
- circa metà della popolazione mondiale vive nelle zone della mappa colorate in giallo;
- le zone gialle sono le città più popolose;
- le zone gialle sono circa l’1% del territorio della Terra.
Sì! Hai capito bene. Circa il 50% della popolazione vive nell’1% del territorio del pianeta, ovvero nelle città**.
Chi vive nelle città, non sempre ha la possibilità di entrare in contatto con la natura (pensiamo alle megalopoli). E chi non ha modo di creare un’esperienza diretta e personale con la natura, spesso, non riesce neanche a immaginare un rapporto affettivo con essa.
Le azioni a tutela della natura diventano cose che non ci riguardano direttamente. Sono delle virate di comportamento che non incidono sulla nostra vita quotidiana.
Vivere senza i riferimenti della natura (ad esempio, le fragole si trovano tutto l’anno al supermercato, le uova nascono nelle confezioni da 6…) ci ha anche fatto perdere una maestra di vita.
La natura non solo è maestra, ma ci mette davanti a contraddizioni e a falsi miti che invece popolano la nostra vita.
Pensiamo ad esempio alla teoria sull’evoluzione di Darwin. Molti hanno interpretato la sua prima legge come “sopravvive chi è più forte“. In realtà, sopravvive chi è il più adatto. E questo può accadere non necessariamente in un clima di competizione, ma spesso di cooperazione!
Mi riferisco soprattutto agli esiti complessivi della selezione non di breve termine, ma di lungo.
Il più adatto in natura è quello che sa stringere le migliori alleanze.
Pensa, ad esempio, al pesce pagliaccio che riesce a proteggersi dai predatori perché immune alle punture delle anemoni. Oppure a quei piccoli uccelli che puliscono i denti agli ippopotami o ai coccodrilli, ricevendone in cambio protezione.
Nei secoli essi sono riusciti a sopravvivere a predatori ben più grandi e più forti, ma allo stesso tempo, grazie alla loro collaborazione con la specie ospitante, essi trascendono dal loro personale tornaconto, partecipando ad un bene più grande: diventano parte di un ecosistema dove ciascuno gioca il suo ruolo e recita la sua parte.
Ovviamente c’è un momento in cui gli interessi tra due individui divergono e si innesca un conflitto.
Il conflitto è inevitabile in natura! Ciò che fa veramente la differenza è il suo esito.
Quando l’esito assume una forma costruttiva e genera qualcosa di nuovo, ne deriverà un cambiamento che meglio si adatta all’ambiente in divenire.
Come puoi vedere, anche in questo caso, come negli investimenti, il problema è che noi non siamo capaci di vedere i tempi lunghi.
Sui tempi lunghi, la selezione naturale favorisce gli organismi (o i gruppi) capaci di trasformare in modo creativo il conflitto.
Ecco perché, a mio avviso, la consulenza finanziaria ha molto da imparare dalla Natura e dalla sua storia.
Anche per questo “il denaro ha odore”, a differenza di quanto affermava Vespasiano.
L’uso delle risorse finanziarie orientato al bene comune e/o agli investimenti sostenibili può favorire esiti nuovi e positivi dai conflitti che stiamo vivendo.
Manteniamo, quindi, il nostro focus e quello dei clienti sul tema della sostenibilità, perché è l’unico modo che abbiamo per non far la fine dei “pisquani”*** (si chiamano così gli abitanti dell’Isola di Pasqua? ;-)) che presi dal furore “corto-termista” tagliarono tutti gli alberi dell’isola (l’unica risorsa rinnovabile a disposizione) per issare statue giganti in pietra e seguire la logica della competizione sociale.
Il tragico epilogo che ne derivò fu solo l’autodistruzione!****
* Tratto dal libro “Le parole dell’Economia” di Francesco Mercadante Sole 24 Ore 2022
** http://metrocosm.com/world-population-split-in-half-map/ e
https://sedac.ciesin.columbia.edu/maps/tools
*** Si chiamano Rapa Nui, ma “pisquani” si addice di più.
**** ”Collasso”, Jared Mason Diamond, Ed. Einaudi 2016