Sudafrica, giugno 2016, Andrew e Sam stanno facendo un safari nel Parco Nazionale Kruger*. I due, con le loro macchine fotografiche, sono alla ricerca di esemplari da immortalare.
In lontananza vedono qualcosa di massiccio in movimento. Una montagna che si avvicina… Non è possibile! Un rinoceronte sbuffante come una locomotiva che ha deciso di caricare la loro auto a tutta velocità.
I due intrepidi malcapitati continuano a scattare foto nonostante che la tonnellata e mezzo di rinoceronte carichi la loro macchina a 50 km orari.
“Siamo spacciati!” pensa Andrew, saltando istintivamente in braccio all’amico seduto sul sedile accanto.
Per fortuna sua, e del suo amico, all’ultimo secondo Rino cambia idea, decide di risparmiarli e si ferma a pochi centimetri da loro.
Cosa faresti tu in una situazione simile?
Io non oso immaginarlo, ma mi viene da pensare che questa situazione potrebbe essere la metafora di come molte persone affrontano le minacce evidenti e imminenti.
Nel suo ultimo libro Michele Wucker** spiega con dovizia di dettagli che un “Rinoceronte grigio” è una minaccia altamente probabile e di forte impatto: qualcosa di cui dovremmo renderci conto e reagire. In questi casi, come insegnano le guide dei parchi, la prima regola è “non rimanere impalati”. Eppure, come nel caso dei nostri due amici, spesso la reazione che abbiamo è di restare immobili!
A differenza dei famosi “Cigni Neri” di Taleb***, eventi molto più subdoli perché velano la loro pericolosità sino al momento della deflagrazione, con i “Rinoceronti grigi” abbiamo ben chiara la situazione sin da subito e, di conseguenza, avremmo tutto il tempo per organizzarci per fronteggiare questa minaccia.
Invece l’esperienza ci dice che è proprio l’ovvietà della potenziale pericolosità che rende la reazione blanda e spesso inefficace.
In pratica mantenere alta l’attenzione su ciò che è ovvio costa molta fatica, pertanto le crisi probabili e ad alto impatto spesso sono gestite male e in ritardo.
Esempi concreti? Guarda a livello macro come stiamo affrontando i cambiamenti climatici. Oppure, per restare a livello più personale, come un fumatore gestisce la decisione di smettere o no di fumare. Per non parlare poi di quando il sig. Rossi deve pensare al suo futuro pensionistico!
Ecco, proprio per restare in tema di previdenza lo scorso 21 aprile 2023 è stato l’anniversario del trentennale della legge che ha fissato le regole per la costituzione dei fondi pensione complementari****. Eppure nessuno ne ha parlato granché! Come mai?
Forse che la costruzione di una pensione di scorta è un problema che è stato risolto? Giudica tu.
Se guardiamo al pilastro pubblico. Sappiamo che le cose vanno sempre peggio:
1) La tenuta del sistema pensionistico è da sempre un cantiere aperto e la spesa per le pensioni è in costante crescita % rispetto al PIL. Lo stesso dicasi per l’età media delle pensioni anticipate che, rispetto agli anni passati, è in costante crescita (Corte dei Conti*****):
2) Se guardiamo alla rivalutazione dei contributi previdenziali versati all’INPS, notiamo che questi crescono estremamente a rilento. Gli accantonamenti fatti sono per legge rivalutati ad un tasso pari alla crescita media quinquennale del PIL italiano e i coefficienti di rivalutazione negli ultimi anni non sono stati molto generosi (ISTAT andamento dal 1964 al 2023):
Tutto ciò significa che è veramente eroico pensare che l’ammontare della pensione pubblica rispetto all’ultimo stipendio percepito non si contrarrà ulteriormente in futuro.
La previdenza complementare, di conseguenza, diventa sempre più importante con il trascorrere del tempo!
Eppure a guardare i dati complessivi sui fondi pensione complementari non c’è da stare molto allegri:
1) se osserviamo il dato di adesione alle forme di previdenza complementare in questi ultimi 30 anni, vediamo che solo il 26,3% della forza lavoro complessiva ha aderito e versa regolarmente (Relazione Annuale COVIP, 7 giugno 2023):
2) l’accantonamento complessivo di risorse destinate alle prestazioni a fine 2022 è pari a 205,6 miliardi di euro:
Cosa significano questi valori?
L’ ammontare medio di risorse accantonate per iscritto è pari a:
Un importo di per sé non molto significativo. Direi ancor più esiguo se proviamo a trasformarlo in una rendita vitalizia lorda di un prossimo pensionato sessantasettenne******:
- 934, 14 euro annui (77,85 euro mese) per un UOMO;
- 746, 54 euro annui (62,21 euro mese) per un DONNA.
Insomma come si dice in Toscana, nonostante siano passati 30 anni, siamo ancora al “Caro Babbo …”.
Andrew e Sam nel loro safari hanno avuto la fortuna che il rinoceronte abbia deciso all’ultimo secondo di arrestare la sua corsa, salvando loro la vita. Temo, invece, che con il nostro “rinoceronte grigio previdenziale” le cose non procederanno nello stesso modo se non si prenderanno provvedimenti.
La vita ci pone ogni giorno davanti ad evidenti paradossi. Quando gli eventi sono imprevedibili, nel caso se ne esca con le “ossa ammaccate” siamo giustificati ad utilizzare tutte le attenuanti possibili.
Diversamente, quando ci troviamo davanti ad una locomotiva in corsa come questa, chiudere gli occhi senza spostarsi diventa una scelta difficilmente difendibile.
** “Il rinoceronte grigio: come prevedere e affrontare i pericoli ovvi che spesso ignoriamo”, ROIEdizioni maggio 2023
***https://it.wikipedia.org/wiki/Il_cigno_nero_(saggio)
**** Con il il D. Lgs. 124 del 21 aprile 1993 si stabilisce che i trattamenti pensionistici erogati dai fondi sono trattamenti complementari del sistema obbligatorio pubblico.
*****https://www.corteconti.it/Download?id=ddfd70d1-1d57-46c6-b12c-6c0001670bb7
****** tenendo conto dei dati medi sulla speranza di vita attuale di uomini e donne all’età di 67 anni e ipotizzando un tasso di inflazione pari al 2% (obiettivo BCE). Calcolo effettuato tramite le tabelle di calcolo del Goal Pension Index di Allianz Global Investors.