La sottile relazione tra tempo e obiettivi di vita

E se un giorno della nostra vita, svegliandoci la mattina dicessimo: “Da oggi in poi faccio quello che voglio! Faccio quello che mi pare”. Come il tormentone di Rovazzi dell’estate 2018…

L’immagine che va a braccetto con questo sogno ad occhi aperti, è che dovremmo avere molti soldi per poterci permettere questo sfizio. Uno sfizio che rafforza la tesi che le persone che diventano ricche, conquistano de facto la felicità.

Come molti di voi sanno, però, la felicità è un’emozione complessa. Per ognuno di noi si raggiunge combinando differenti aspetti*.

Nonostante la “miscela” della felicità sia molto personale, gli ingredienti di base sono comuni alla maggioranza tra noi.

Di cosa parlo?

Uno degli elementi costitutivi della felicità passa sicuramente dal senso di controllo sulla propria vita. Spesso le persone felici sentono di essere padrone del proprio tempo.

La possibilità di fare nella propria vita:

  • quello che si vuole;
  • quando lo si vuole;
  • con chi si vuole;

non ha prezzo!

E’ proprio per questa ragione che assegniamo al denaro così tanto valore. Pensiamo che il denaro ci doni maggiore controllo sul tempo e quindi sulle nostre vite!

Forse, in parte è così …

Il 62% del campione di italiani** che hanno dichiarato nel giugno di quest’anno di non avere risparmi sufficienti per vivere oltre i 6 mesi se perdessero il lavoro, hanno ben chiaro che una dotazione di denaro più consistente sarebbe un salvavita.

Però, anche il timore che le molteplici crisi economiche degli ultimi anni possano differire i tempi di pensionamento, indicano che “andare in pensione quando si vuole” rispetto a “quando si è obbligati a farlo” ha un gran valore!

Il denaro compra tempo in modo da plasmare un futuro il più simile possibile a come lo vorremmo!

Tutto chiaro quindi…

Direi di no!

La nostra relazione con il mondo non è così lineare. L’equilibrio di cui si va alla ricerca, è un continuo sali e scendi.

Se il controllo della tua vita passasse meramente dal denaro, basterebbe massimizzare l’accumulo di denaro durante la tua vita lavorativa.

Dovresti quindi scegliere un mestiere che ti permetta di lavorare sodo e guadagnare tanto. Fatto!

Eppure, nei 15 anni in cui ho lavorato presso un’importante società di gestione del risparmio ho conosciuto diversi studenti, candidati ad uno stage, che dichiaravano espressamente questo obiettivo. Entrare nel mondo dell’investment banking, perché: intellettualmente stimolante, pagato molto bene e socialmente apprezzato.

Peccato che quando, a distanza di qualche anno, li incontravo di nuovo, la prima cosa che mi raccontavano era che non erano più padroni del loro tempo.

Ogni secondo della loro giornata, sabati e domeniche incluse, erano al servizio delle richieste di capi a cui non potevano dire di no.

Una esperienza di vita molto diversa da quanto si erano immaginati in partenza. La conseguenza era un sentimento definito in psicologia come “reattanza”.

Jonah Berger***, professore di Marketing all’Università della Pennsylvania, definisce il concetto di reattanza in questo modo:

“Alle persone piace avere la situazione sotto controllo, essere sedute al posto di guida. Quando proviamo a dirgli cosa devono fare, spesso si sentono impotenti. Piuttosto che accettare la scelta, rimane forte in loro il senso che questa sia un’imposizione. Per questo motivo dicono no o qualcosa di simile anche quando potrebbero essere felici di andare avanti.”

Tutti ci riconosciamo in queste parole. Ognuno secondo le proprie declinazioni. Anche i tuoi clienti lo hanno di certo sperimentato. La questione per tutti è come trovare, durante la vita lavorativa, un equilibrio tra la gestione del denaro e:

  • quello che si vuole;
  • quando lo si vuole;
  • con chi si vuole.

Questa ricerca dinamica, tradotta con le parole del Goal Based Investing, si esprime in una domanda: come riescono a trovare i tuoi clienti un equilibrio tra il controllo del loro tempo (valori e obiettivi) e il denaro necessario a gestire il presente e il futuro?

Non è una riflessione banale. Il renderla esplicita, ci rende consapevoli che abbiamo in realtà un potente alleato!

Come in una staffetta che si rispetti, capire come i tuoi clienti hanno impostato la ricerca di tale equilibrio rappresenta il testimone che ti viene passato per poter costruire con loro un percorso di futuro.

Quando incontrerai il sig. “Nonsaprei”, mi raccomando, domandagli in sequenza:

  1. Quali sono le cose a cui dedichi più tempo?
  2. Quali sono le cose a cui dedicheresti più tempo?

Affioreranno risposte interessanti. Informazioni su come “Nonsaprei”:

  • sta bilanciando il controllo sul suo tempo e la gestione del denaro nella sua vita attuale;
  • lo ha fatto in passato;
  • la mancanza di tempo libero con i figli o i nipoti pesi sulla sua vita;

Oppure su quanto:

  • desideri trovare tempo per alimentare le vere amicizie;
  • voglia sentirsi parte di un progetto più grande.

Anche per “Nonsaprei” sarà una sorpresa scoprire degli aspetti di sé su cui non si era mai soffermato, o che non aveva mai esplicitato. Queste domande lo faranno riflettere. Stanne certo. Nello stesso tempo però, lo aiuteranno a capire (con garbo) due cose che gli studi sulla felicità oramai ci dicono da parecchi anni. E cioè che:

  1. Il controllo del nostro tempo è il più grande “dividendo” che possiamo chiedere al denaro;
  2. la vera ricchezza non è visibile ai nostri occhi!

* ”Felicità Cercasi”, Egea, Sergio Sorgi e Francesca Bertè, 2020 http://www.egeaeditore.it/ita/prodotti/sociologia/felicita–cercasi.aspx

**http://www.quellocheconta.gov.it/export/sites/sitopef/modules/img/news/news095/Rapporto-Comitato-Doxa-v.13.pdf

*** https://www.wsj.com/articles/how-to-change-anyones-mind-11582301073

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