Iron Man, Thor, Hulk, Dottor Strange e I Fantastici 4. Cosa hanno in comune? Stan Lee. Il produttore cinematografico e editore di questi Super eroi.
L’intuizione rivoluzionaria di Lee è stata quella di avvicinare i supereroi a noi. Supereroi con limiti e virtù. Prima di lui, invece, personaggi come Superman erano semplicemente perfetti. Inarrivabili.
Con Stan Lee, invece, i “Super Eroi” cominciano a dovere fare i conti con “Super Problemi”.
Pensiamo al povero Bruce Banner/ Hulk, ad esempio! Una vita difficile! E una gran scorta di camicie e pantaloni di riserva…
Come i Super Eroi di Lee, il consulente finanziario oggi ha alcuni Super Problemi.
Il sogno “proibito” del consulente è di essere giudicato su ciò che può controllare, invece di venire valutato su ciò che non dipende dal suo operato.
Pensiamo ad esempio ai rendimenti dei prodotti di investimento a 1, 3 e 5 anni. Qualche grattacapo lo hanno dato ultimamente, soprattutto nelle relazioni “consulente-cliente” più giovani e meno consolidate.
I consulenti me ne parlano sempre più spesso e non mi stupisco affatto.
Anzi, se guardiamo i dati dell’ultima relazione Ania* sull’andamento dei fondi interni alle polizze Vita Unit Linked, troviamo qualche indizio interessante.
Il report che analizza circa 3.180 fondi assicurativi e 120 miliardi di euro di asset in gestione, sottolinea come a fine settembre 2020:
- I rendimenti cumulati (pesati per le percentuali dei singoli strumenti detenuti dai clienti) sono stati pari a -1,2%, 0,59% e 8,22%, rispettivamente a 1, 3 e 5 anni;
- Lo Sharpe ratio per gli orizzonti temporali di 3 e 5 anni è stato rispettivamente di 0,03 e 0,2.
Lo stesso report dimostra in modo evidente che la soluzione di prodotto ipotizzata dall’industria dell’Asset Managent italiana per:
- gestire, da una parte, le ansie degli investitori;
- ottenere, dall’altra, rendimenti interessanti;
abbia fallito senza possibilità di appello.
Confrontando** i rendimenti dei fondi flessibili, che nel campione pesano il 51% del totale (62 mld euro su 120 mld euro) e i fondi bilanciati, vediamo come la maggiore flessibilità abbia prodotto una costante sottoperformance.
Come ho scritto*** in passato, è sempre più pressante la scelta di guardare altrove e non di cercare la soluzione a questo Super Problema solo nei prodotti.
Il Goal Based ci aiuta a cambiare prospettiva.
Nel Goal Based Investing il rischio non è commisurato alla volatilità di un portafoglio, ma al mancato raggiungimento dell’obiettivo.
Questo implica che gli strumenti, che il cliente mette a disposizione per raggiungere quanto concordato insieme, sono sin da subito più ampi.
Sono quelli che io definisco i Fantastici 4, (come i Super Eroi di Stan Lee) ovvero:
- IL CAPITALE INIZIALE
- IL CAPITALE OBIETTIVO
- IL FLUSSO RICORRENTE
- IL TEMPO
Perché sono Fantastici?
Perché solo grazie ad essi sarà possibile comprendere, insieme al cliente, quanto desideriamo rendere flessibili questi fattori in base all’obiettivo di vita. E solo grazie a questo processo arriveremo a definire il 5° elemento chiave: il rendimento obiettivo.
Capisci quanto l’impianto cambi in modo radicale?
Con questo approccio, la nostra consulenza consisterà nel definire all’inizio, monitorare poi e aggiustare nel tempo (insieme al cliente) l’equilibrio dinamico di questi 5 elementi.
È un ruolo molto diverso da quanto oggi spesso viene richiesto: “gestire” e monitorare il solo rendimento. Non trovi?
Questo salto, se fatto nella maniera corretta, ci permette di entrare a pieno titolo nella plancia di comando della vita dei clienti: dove si decide come gestire il patrimonio per gli obiettivi di vita più importanti.
Aggiungo un tassello molto utile, secondo me…
In un recente articolo del The Journal of Wealth Management****, mi soffermo su questa domanda:
Quanto può perdere un portafoglio di investimento, prima che questa perdita sia non recuperabile?
La domanda delle domande!
Non sto parlando della tolleranza alla perdita del cliente, ma di quella del portafoglio che deve raggiungere l’obiettivo concordato.
Bene. Nel Goal Based Investing esiste una formula semplice per calcolare questo valore.
MPT = Massima perdita tollerabile
CO = Capitale obiettivo
CI = Capitale iniziale
i = Tasso di rendimento obiettivo
t = Tempo necessario per raggiungere l’obiettivo
Mi spiego meglio.
Il sig. Nonsaprei, grazie all’aiuto di un saggio consulente, decide di destinare parte del proprio patrimonio all’acquisto di una casa a Milano dove i figli quasi sicuramente studieranno all’Università. Questo è il suo obiettivo. A disposizione ha:
- 250.000 euro di capitale iniziale
- 10 anni di tempo
- 300.000 euro di capitale obiettivo
- 3% rendimento obiettivo
Il suo portafoglio obiettivo avrà una massima perdita tollerabile di circa l’8%.
Cosa significa?
Significa avere una bussola, un parametro di riferimento che permetterà al sig. Nonsaprei e al suo consulente di fare alcune importanti valutazioni durante la vita dell’investimento.
Ma significa, inoltre, che ragionare in termini di Goal Based Investing potrebbe aprire nuove prospettive all’industria dell’Asset Management e quella assicurativa in termini di innovazione di prodotto.
Le classiche soluzioni target date non sono esaustive.
Cambiare prospettiva permetterà di trovare nuovi strumenti capaci di trasferire, man mano che si procede nell’investimento e ci si avvicina all’obiettivo, il rischio di massima perdita tollerabile o parte di essa al mercato o ad un assicuratore.
Questi strumenti avrebbero l’indubbio vantaggio di:
- non lasciare solo il consulente e il cliente nella gestione del rischio di mancato raggiungimento dell’obiettivo, ridistribuendolo in parte su più operatori di mercato;
- fornire al consulente un’ulteriore leva di gestione, facendo sì che i Fantastici da 4 possano diventare 4,5 o 5! 😉
Vale la pena pensarci. Giusto?
* https://www.ania.it/pubblicazioni, 3 Dicembre 2020