Gita in montagna, cartello con più sentieri:
“Per la cima del monte di qua! Per il lago a valle di là!”
Cosa scegli? Quale strada prendi?
Di sicuro sarà capitato anche a te di trovare cartelli simili in montagna.
Nell’incertezza io e la mia famiglia abbiamo optato per la monetina: testa prendo il sentiero che porta in cima, croce quello che va giù al lago.
Sulle scelte importanti della nostra vita, invece, nessuno di noi vuol far decidere ad una monetina. E scegliere non è semplice perché spesso l’istinto dice una cosa, la testa ne suggerisce un’altra, mentre il cuore indica una terza via che si guarda bene dall’essere uguale ad una delle due precedenti!
Perché ti racconto questo? La scorsa settimana ho parlato del primo paradosso del dare: la tendenza a procrastinare il trasferimento del patrimonio in modo da ottenere maggiori informazioni dalla vita del donante (non sappiamo cosa accadrà al nostro nonno Mario in futuro) e dalla vita dei beneficiari (i figli o i nipoti saranno riconoscenti e in grado di gestire al meglio il dono?)
Il secondo “paradosso del dare”* ha invece a che fare con una scelta difficile che riguarda i legami familiari e il patrimonio del nostro nonno Mario.
Mario è benestante ed ha 3 figli:
- Giovanni, che lavora in campo finanziario, è sposato, ha 2 figli e guadagna 150 mila euro all’anno;
- Alessandra è preside in un Liceo, è sposata con 1 figlio e guadagna 70 mila euro l’anno;
- Lapo è impiegato in una piccola azienda cartaria, sposato con 4 figli e guadagna 35 mila euro l’anno.
Mario vorrebbe donare 750 mila euro del proprio patrimonio ai figli e vorrebbe donare in maniera equa, ma capisce che il lascito cambierebbe la vita di Lapo in maniera molto maggiore rispetto a quanto non farebbe con Giovanni ed Alessandra.
Gli amici di Mario lo incoraggiano ad osservare un trattamento paritario. Del resto la norma sociale e lo Stato** suggeriscono questo. Mario però, avendo incoraggiato Lapo ad avere una famiglia numerosa, ora pensa: “Perché mai alcuni dei miei nipoti dovrebbero avere minori opportunità nella vita rispetto agli altri? Sono tutti miei nipoti!”
Insomma Mario è combattuto perché saltando una generazione e redistribuendo in maniera equa sui nipoti il patrimonio, potrebbe creare risentimento tra fratelli e sorelle. E la pace familiare, si sa, viene sempre avanti a tutto!
La situazione è paradossale perché lo Stato prevede di tutelare proprio le famiglie come quella di Lapo, redistribuendo la ricchezza in maniera tale da aiutare chi ha meno opportunità.
Nel nostro caso, però Mario stesso, pur avendo tutte le informazioni necessarie (molte di più di quanto uno Stato normalmente riesca ad ottenere per capire chi ha più o meno bisogno) trova difficile farlo con la sua famiglia.
Il risultato pratico di queste situazioni è che:
né Mario né lo Stato probabilmente redistribuiranno, perché mentre lo Stato non è in grado di farlo, Mario non vuole creare attrito tra i familiari.
I timori di ledere il principio di uguaglianza tra i figli e la possibilità di creare malcontento in famiglia è sicuramente uno dei motivi per cui i clienti più avanti con l’età tendono a posticipare le donazioni in vita dei loro patrimoni.
Del resto, anche la norma italiana sulle successioni mortis causa attua il principio paritario di ripartizione dei beni patrimoniali tra figli. Come a dire: se Mario non decide in vita, il principio rimarrà comunque tutelato dalla legge dopo.
Anche in questo caso quindi, come nel primo “paradosso del dare”, ci sono degli aspetti emotivi (timori) che spingono per posticipare la scelta del dono.
Adesso che abbiamo chiari i due paradossi possiamo capire come aiutare Mario (e insieme a lui tutti i Mario che conosciamo) nelle loro scelte.
Utilizzando il metodo LIFO (Last in First out), direi che il paradosso appena trattato può essere affrontato grazie ad un approccio cooperativo.
Mario, se sente forte la necessità di tutelare i nipoti, non ha altra strada che aprire in vita una chiara discussione con i figli. Per tenere in piedi uguaglianza e unità familiare deve cercare un patto che superi il pieno principio di uguaglianza di trattamento tra figli e che tenga conto (in toto o in parte) delle differenze di opportunità dei nipoti.
Certo, Mario potrebbe non affrontare con i familiari il problema e esprimere le sue volontà non egualitarie nel testamento, ma non è detto che questa soluzione salvi l’unità della famiglia***.
Per quanto riguarda invece il primo “paradosso del dare” trattato nell’articolo della scorsa settimana*, facevo riferimento al fatto che razionalmente Mario, che vuole bene ai suoi cari, dovrebbe donare prima, e non dopo, parte del suo patrimonio. Cosa che nella realtà non avviene con frequenza.
Questo accade perché il nostro Mario, come tanti altri, teme che il patrimonio non venga utilizzato al meglio dai familiari e, di conseguenza, scegliendo di posticipare la donazione, avrebbe a disposizione un “valore di opzione” che cresce con il passar del tempo (grazie alle maggiori informazioni sulla situazione dei familiari e sulle diverse opzioni di investimento che potrebbero essere utili a Mario per fare la cosa giusta).
La soluzione a tale paradosso, sta proprio nella natura del valore di tale opzione. Il punto è che non è del tutto vero che tale valore è sempre crescente nel tempo!
Cosa voglio dire?
Man mano che passa il tempo, le informazioni sull’operato dei familiari e le possibili azioni avranno per Mario un valore marginale inferiore e il loro valore positivo sarà controbilanciato e superato dal valore negativo di non donare ora alle persone che ama.
Il valore dell’opzione avrà quindi un andamento di questo tipo:
Nel caso in cui nella vita reale vi trovaste di fronte a casi simili (persone che vogliono donare ma hanno timori di non fare la cosa giusta) allora potreste proporre di:
- pianificare una strategia di donazione tipo “PAC”. Un piano di trasferimento graduale della ricchezza, che basandosi su donazioni differite nel tempo e inizialmente marginali avrebbe l’indubbio vantaggio di mantenere il valore d’opzione per il grosso del patrimonio ma ottenere il valore positivo del donare adesso.
Tale strategia potrebbe poi essere ulteriormente potenziata, facendo in modo che alcuni obiettivi dei figli diventino obiettivi di Mario, ovvero da perseguire con il suo patrimonio.
In questo caso Mario:
- avrebbe il vantaggio di mantenere la titolarità del patrimonio;
- avrebbe l’autonomia di decidere quanto e quando trasferirlo alla generazione più giovane;
- soffrirebbe meno il valore negativo del non donare subito (ha una strategia di donazione pianificata);
- potrebbe ottenere un maggior rendimento dagli investimenti perchè allungherebbe l’orizzonte temporale.
La pianificazione basata sugli obiettivi, ancora una volta, aiuterà a dissipare i timori (o prossimi “dolori”) del vecchio Mario.
* Nel caso volessi leggere o rileggere il primo articolo di questo duo sui “paradossi del dare” clicca questo link https://goalbasedinvesting.it/trasferimento-della-ricchezza-tra-generazioni-1/
** Nelle successioni per causa di morte il diritto italiano prevede che i figli ripartiscono fra di essi in parti uguali quanto spettante dall’eredità del genitore.
*** pur rispettando il diritto alla legittima.